mercoledì 27 novembre 2024

Parashat Vaierà, Genesi 17,1 - 22,24

 



Quale prezzo siamo disposti a pagare per i nostri obiettivi?

Quando desideriamo qualcosa ci poniamo mai la domanda quale prezzo siamo disposti a pagare? Ovviamente non si parla  di beni che sono generalmente quotati, ma parliamo di obiettivi che desideriamo raggiungere, ovvero del prezzo, in termini di sacrifici personali, che siamo disposti a pagare per raggiugere quell'obiettivo desiderato. Tanto è impossibile e desiderato l'obiettivo, tanto elevato è il prezzo che dobbiamo essere disposti a pagare. Spesso chi ci pone il dilemma della scelta non vuole il nostro sacrificio, ma la nostra attitudine e consapevolezza a sacrificarci. Perché è importante non esitare ed essere pronti a pagare il prezzo? Perché ciò dimostra la nostra motivazione, quella motivazione che è l'unica cosa che ci consente di ottenere quello che vogliamo. Cosi nella storia di Abramo vediamo che il desiderio era avere una "progenie" ovvero un figlio. Cosa impediva ad Abramo di avere un figlio? L'età e la sterilità della moglie: (Genesi 17:17..Nascerà un figlio a un uomo di cento anni? e Sara, che ha novant'anni, partorirà forse?”). Ora sappiamo che Abramo, spinto dalla moglie Sara, sterile, ricorse, su suggerimento della moglie stessa, ad una gravidanza surrogata, concependo un figlio "Ismaele" con la sua serva. Ciò dimostra quanto fosse complessa la situazione (progenie significava anche a chi dare l'eredità) e come Abramo non fosse sostenuto dalla moglie che non credette alla possibilità di concepire un figlio, secondo la promessa che D-O fece ad Abramo. 

Cosa significa questo atto di debolezza? Che è possibile nel nostro cammino sbagliare e perdere di vista la speranza e l'obiettivo, ma è altrettanto possibile che la speranza animata dalla ricerca del Trascendente (D-O)ci dia la forza di riprendere il cammino. Tuttavia è chiaro che ogni sbaglio ha delle conseguenze che siamo chiamati a gestire anche quando riprendiamo a percorrere la strada segnata; la scelta sbagliata, il concepimento surrogato con la serva, avrà delle conseguenze, delle tensioni, delle implicazioni per il futuro, e saremo chiamati a proseguire il cammino verso l'obiettivo gestendo anche le complicazioni sorte dalla scelta sbagliata. Ciò comporterà più sacrifici.

L'incontro con D-O comporta il superamento dei limiti della natura(la sterilità) e del tempo (l'età), solo superando nelle nostre aspettative questi limiti possiamo trovare la forza e la volontà di essere protagonisti di un miracolo, ed una sfida ulteriore, quella della conoscenza (Genesi 18: 17 L'Eterno disse: “Nasconderò io ad Abraamo quello che sto per fare). Saremo chiamati a misurarci con gli eventi che apparentemente non sono collegati al nostro "sogno" obiettivo, salvo scoprire che nel futuro, l'azione positiva che faremo. E' emblematico che Abramo davanti alla notizia dell'imminente distruzione di Sodoma si preoccupò anche dell'altro, di chi non conosceva, come dimostra l'intermediazione in Genesi 18: 23 E Abraamo si avvicinò e disse: “Farai tu perire il giusto insieme con l'empio?. Non possiamo vivere come se fossimo soli, il nostro cammino dipende anche da come noi ci interessiamo degli altri, l'altro è la misura di come noi siamo connessi con il trascende, e prendiamo consapevolezza che non siamo isole. Quanto ci prendiamo cura dell'altro?

 


Lettera aperta al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Gentile Presidente

Certamente Lei ha il primato di essere la prima donna a ricoprire questa carica, e Le riconosco grande competenza e grandi capacità. Tuttavia il CDX di cui Lei è espressione, dimostra di non avere una classe politica adeguata: prima Il deputato di Fratelli d'Italia Emanuele Pozzolo che ferisce un agente  di scorta di Del Mastro ad una festa di capodanno, poi l'ex ministro Gennaro Sangiuliano con la relazione  consulente mancata del ministero Maria Rosaria Boccia, poi il video del ministro Valditara con la inopportuna polemica sul patriarcato durante la presentazione della Fondazione intitolata a Giulia Cecchettin, le esternazioni di Salvini, non parliamo di La Russa e la sua esternazione sulla strage di Via Rasella , solo per citare i più emblematici, non fanno onore al centrodestra, ma soprattutto a Lei, perché la responsabilità della scelta è Sua. Un leader deve scegliere persone adeguate al loro ruolo. E' chiaro che con questa mediocrità i giornalisti ed i conduttori di riferimento della sinistra, esperti di manipolazione e filosofia del linguaggio hanno gioco facile, inchiodando gli italiani in stupide ed inutili dissertazioni, invece di affrontare nel merito i veri problemi che abbiamo. 

Ciò premesso sig. Presidente, le faccio osservare che Lei ha condotto una campagna elettorale rastrellando voti su temi cari alla suo elettorato che puntualmente sta disattendendo, ovvero ha assunto impegni che non può mantenere quali la fiscalità, la sicurezza e il blocco dell'immigrazione. Su questi temi lei perderà le prossime elezioni, perché il problema è l'Europa a trazione centro-sinistra con le sue folli politiche green, sull'immigrazione e la guerra contro la Russia. 

Lei ha tradito le uniche istanze che avevano senso, NO EURO, NO UE, e si è impegnata a governare un paese con un forte debito pubblico non riducibile, con un Presidente della Repubblica espressione della sinistra e una magistratura orientata dalle sinistre. Con questo contesto non può che fallire l'obiettivo. 

Concludo consigliandole di assumere un "consulente per la comunicazione" per i suoi uomini in modo che parlino con saggezza e postura istituzionale.

Erminio Petronio


venerdì 22 novembre 2024

Parashat Lech lechà Genesi 12,1 - 16,16





TEMA

  • Il cammino di Abramo Genesi 12-13
  • La liberazione di Lot e la promessa Genesi 14-15
  • Il figlio Ismaele Genesi 16

Quando siamo  chiamati ad elevarci per crescere

La storia di Abramo, il primo patriarca degli ebrei è la storia di un percorso iniziatico finalizzato all'elevazione di "SE". Genesi 1 Il Signore disse ad Abram: «Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. 2 Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. 3 Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». 4 Allora Abram partì,.....

Il cammino per elevarci comincia con una presa di coscienza di "Se", solo quando prendiamo consapevolezza di chi siamo possiamo intraprendere il cammino della nostra vita. Un cammino di cui non conosciamo la destinazione ma solo da dove partiamo. Qui si sviluppa tutta l'epopea dell'uomo già anticipata anche in Genesi 2:24 è scritto:...Quindi è che uno lascia suo padre e sua madre, e si attacca [con affetto costante] a sua moglie, e divengono una sola persona....Qui parliamo di acquisire consapevolezza mediante il "distacco" dalla famiglia, dalla abitudini, da tutto l'ambiente che ci limita. Con questo distacco comincia un percorso di crescita ed elevazione dell'individuo.

La storia di Abramo è la storia di ogni essere umano, e la terra promessa è ciò che vogliamo realizzare, che possiamo realizzarlo perché lo abbiamo visto, pensato, ma che per realizzarlo è necessario superare tappe fatte di comprensioni, di delusioni, di sconfitte, di vittorie ecc. Ogni tappa della nostra vita richiede una "decisione" e la decisione può essere sbagliata o giusta, e ciò dipende dalle nostre valutazioni. Una decisione giusta può spingerci  avanti, ma una decisione sbagliata può costituire un'opportunità. Vedere gli errori come opportunità è ciò che ci insegna la vita di Abramo.

La chiave del successo è la "trascendenza". E' scritto: Abramo Lì ( si fermo) costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore.  Ci sono momenti della vita, durante il nostro cammino che dobbiamo fermarci e riflettere, ma con chi? Con noi stessi (autoreferenziarsi) o ci dobbiamo confrontare con la trascendenza (D-O)? Chiaro che chi rigetta l'immagine di D-O si deve autoreferenziare, ed in questo caso rischia di sbagliare, rispetto a chi contempla il trascendente, che ha la possibilità di confrontarsi con l'univesalità. Abramo insegna che la "fede" nel trascendente è una risorsa perché non lascia l'individuo solo davanti all'ignoto.

La paura (Genesi 11 "..e mi uccideranno""), la contesa intestina (Genesi 13:8  E Abramo disse a Lot: “Ti prego, non ci sia contesa fra me e te.."),  scelte difficili la guerra (Genesi 14:14 " armò trecentodiciotto dei suoi più fidati servitori,"), le promesse dopo lo scoraggiamento (Genesi 15:1... sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà grandissima”), l'impossibilità di vedere realizzata la promessa (il sogno di una progenie Genesi 16:1 Ora Sarai, moglie di Abramo, non gli aveva dato figli".) In breve vediamo che il cammino verso un sogno diventa complicato e le diverse vicende della vita ci impongono "scelte" che spesso richiedono una fede nella visione che abbiamo.

Nel nostro cammino di elevazione siamo chiamati a superare la paura, le contese, a fare scelte difficili e spesso a vedere l'impossibilità dei nostri obiettivi, ma se saremo concentrati nella "promessa" che ci ha illuminato ed il nostre SE si connetterà al Trascendente che è in noi, di certo supereremo tutte le vicende del nostro cammino. 

Erminio David Petronio



giovedì 21 novembre 2024

Perché dobbiamo pagare le tasse?

 


In una società democratica è giusto pagare le tasse per permettere allo stato di assicurare i servizi ai propri cittadini e soprattutto a coloro che hanno un reddito medio basso. Questo principio è sancito anche nella costituzione italiana che dichiara che ognuno deve contribuire secondo le proprie capacità. E' un principio corretto, ma purtroppo viviamo in una società in cui l'egoismo la fa da leone e chi è ricco non è disposto a contribuire e quini elude il fisco, evade, o dimentica di pagare ciò che gli compete. L'Italia è il paese da una notevole elusione ed evasione fiscale, cosi dicono i nostri politici, e questo mantra lo sentiamo dichiarare in ogni programma politico durante le elezioni e da ogni partito di destra, di centro e di sinistra. A causa di questi evasori l'amministrazione non riesce a garantire ai meno fortunati i loro diritti, quali la salute, la casa, il lavoro, lo studio ecc. Chi sono gli evasori? Ovviamente i piccoli imprenditori, i liberi professionisti ecc, mentre i più ligi al dovere fiscale sono i dipendenti, coloro che percepiscono un reddito fisso con ritenuta fiscale alla fonte da parte del datore di lavoro.

Censurando comunque l'evasore, proviamo a vedere il problema sotto dal punto di vista degli imprenditori che negano questa lettura del problema e cerchiamo di capire perché questo mantra dell'evasione fiscale non è credibile. Gli imprenditori sono coloro che assumono il rischio dell'impresa in prima persona e si organizzano per fornire beni e servizi alla collettività. Ora l'imprenditore si lamenta dell'eccessivo prelievo fiscale (+ del 50% del reddito prodotto) in base a scaglioni ecc, a fronte di una burocrazia statale lenta e pesante, che non eroga servizi ma crea disagi. L'imprenditore deve pagare le tasse per una sanità che non funziona e spesso deve anticipare, se ha un'assicurazione, o pagare senza rimborso le prestazioni sanitarie,  per evitare le lungaggini che non può permettersi. L'imprenditore deve pagare le tasse ma non può avvalersi di un sistema di giustizia civile a tutela del suo credito (si dice che se hai torto vai dall'avvocato e se hai ragione accordati). Ma il paradosso è che il sistema italiano, nonostante l'alta tassazione, pretende pagamento di anticipi stimati e saldi, indipendentemente se l'impresa abbia incassato effettivamente. Lo stato a fronte del nulla pretende che l'imprenditore anticipi denari che non ha incassato. E' chiaro che cercare di non pagare o pagare di meno difronte ad un fisco iniquo è compensare, legittima difesa.

Si dichiara che a causa di coloro che evadono o omettono di pagare le tasse tutto il peso ricade suo dipendenti pubblici e privati, a reddito fisso. Mentre questa affermazione è certamente vera per i dipendenti delle aziende perché lo stipendio è pagato con il risultato economico delle imprese (fatturato), non è altrettanto vero per i dipendenti del pubblico, e delle imprese private ( esempio cooperative) che vivono prevalentemente di appalti, ovvero di servizi e beni venduti all'amministrazione dello stato, per amministratori comunali, regionali e ministeriali , sindacalisti ecc. Non è vero perché il loro stipendio è pagato a "debito", aumentando anno dopo anno il debito pubblico italiano. Ovvero stipendio e tasse sono pagati con le "cambiali-titoli di stato" che lo stato vende ai mercati (banche e finanziatori). Il loro stipendio non è il risultato di un servizio fatturato ma di una spesa a debito. E questo è una delle ragioni per cui il nostro indebitamento con i mercati cresce, perché nonostante le manovre economiche non si riesce a risanare con la fiscalità il buco del debito pubblico, che produce anche interessi su interessi. 

Ciò premesso, è chiaro che non riusciremo mai a ridurre il debito pubblico perché i Governi di destra come di sinistra non possono tagliare la spesa  perché alla spesa pubblica corrente sono legate le loro clientele (voti), per cui le piccole manovre dello 0,3% ecc di riduzione sono solo operazioni di facciata e rimane loro solo la strada dall'aumento della fiscalità ovvero della pressione fiscale. Tuttavia la pressione  fiscale ha come effetto l'aumento di coloro che non riescono a pagare il fisco (debitori) e/ o di coloro che cercano di eludere il fisco, evasori; inoltre il prelievo fiscale comprime la crescita dell'economia. Come si può definire immorale evitare il maggior prelievo quando la classe dirigente disperde risorse in spese pazze e compensi? Che cosa è più immorale, chi cerca di sopravvivere o chi scientificamente disperde le risorse finanziarie dello stato? Io credo che è più immorale chi disperde le poche risorse finanziarie dello stato in interessi propri se non nell'interesse della collettività, rispetto a chi deve sopravvivere alla quotidianità e cerca di pagare meno tasse.



domenica 17 novembre 2024

Chi sono i palestinesi? Parte II



Per chi ignora la storia del medio-oriente o per chi è ideologicamente formattato per odiare gli ebrei.

Periodo- pre cristiano e cristiano 

Come abbiamo visto precedentemente, i cananei arrivarono in questa terra circa 6000 anni fa creando insediamenti come Gerico. Invece circa 3800 anni fa giunsero gli ebrei (tribù di israeliti) quando in Canaan dominavano gli ittiti. L'identificazione di questa terra che va dalla Fenicia all'Egitto come "Palestina" si ha nel V sec a.C.  Nell'antica Grecia Erodoto nella sua opera "storie" chiamava la parte meridionale della Siria Palestina ed affermava che i suoi abitanti erano "circoncisi" quindi ebrei. Aristotele nella sua opera "meteorologia" uso il termine Palestina per indicare una regione del mar morto. Cosi altri autori greci come Polemone e Agatarchide di Cnido, oltre scrittori romani come Ovidio, Tibullo, Pomponio, Plnio, Dione, Plutarco, come i scrittori romani di origine ebraica come Filone di Alessandia e Flavio Giueseppe. Nel 135 d.C. le autorità romane decisero di chiamare questa provincia della Syria Palestina in sostituzione di provincia di Giudea. Infatti precedentemente i romani chiamavano provincia di Giudea la aprte meridionale, e e Galilea la parte a nord. Sostanzialmente la parte costiera era abitata da filistei e fenici che certamente non erano arabi. Anche i Vangeli parlano di Galilea e Samaria. Si rinvia a quanto indicato nella parte I https://petronioerminio.blogspot.com/2024/11/chi-sono-i-palestinesi-parte-i.html

Periodo Islamico

Dopo la nascita di Cristo e lo sviluppo del cristianesimo in tutto il medio oriente nel 5 secolo d.C. la Palestina, ovvero Canaan, divenne parte dell'impero Bizantino. Quando Maometto (610 d.C.) si senti profeta per una presunta rivelazione dell'angelo Gabriele sul monte Hira nasce l'Islam che significa sottomissione. Il monte Hira è in Arabia Saudita dove si trova la Mecca. Nella città della Mecca Maometto comincio a divulgare la nuova religione e la fede nel D-O unico Allah. Maometto entra in contrasto con altri clan della Mecca (624 d.C.) che erano politeisti, e dopo una tregua si rinforzo, e attaccò nuovamente i clan Meccani sottomettendoli. In questo periodo dopo il primo scontro con i Meccani Maometto si rifugiò a Medina abitata da due tribù ebraiche, Banu Qurayza e Banu Nadir, che furono massacrata dai musulmani guidati da Maometto, derubata e furono uccisi circa 700 maschi con l'estinzione della tribù. Questo fu il primo Progrom. Le popolazioni arabe beduine erano considerati pacifiche ed erano prevalentemente cristiane, prima della conquista islamica e prima che Maometto riunìsse gli arabi fondando una Teocrazia. 

Dopo la morte di Maometto, fu scelto come successore e primo Califfo Abu Bakr e da allora si succedettero diversi califfi. Nel 661 si ebbe la frattura fra il cugino di Maometto (divennero i sciiti) e il Califfo discendente della dinastia degli Omayyade (divennero i sunniti). I sunniti prevalsero e si espansero fin tutto il Nord Africa e la Spagna. Sconfitto dagli eserciti arabi musulmani l'impero persiano e quello bizantino i musulmani la conquista si estese a tutte le  terre di Siria, Palestina, Egitto e la Tripolitania fino alle coste sud del mediterraneo. In questo periodo le popolazioni cristiani e gli ebrei (religioni del libro) godevano di una parziale libertà religiosa purché riconoscessero la superiorità dell'islam ed il pagamento di un tributo, salvo che si convertissero all'islam per ottenere pieni diritti civili. Le conquiste  islamiche si estesero fino all'India ed all'Africa fino al 1700 d.C. con l'impero ottomano. In questo periodo il popolo palestinese come entità politica non esisteva perché erano semplicemente arabi musulmani che risiedevano nell'ex impero bizantino, alcuni erano ebrei, altri cristiani. 

Il Periodo del mandato britannico

La Palestina quindi era una regione più ampia conquistata dai turchi ottomani e rimase sotto la loro influenza per più di 400 anni perdendone il controllo alla fine della prima guerra mondiale passando l'allora Palestina sotto il controllo del Regno Unito dopo che l'impero ottomano fu spartita tra la Francia e l'Inghilterra. 

La spartizione fu decisa nel 1916 con l'accordo Sykes-Picot, accordo che parla di stati Arabi e non di un'entità palestinese. Con questo accordo si stabiliva che in Palestina doveva essere istituita un'amministrazione internazionale con le forme decise tra le potenze vincitrici e il sceicco della Mecca. E' importante sottolineare che non esistevano interlocutori Palestinesi ma solo Arabi. Qui si crea il primo problema. Con la Dichiarazione Balfour del 02/11/1917, successivo all'accordo del 1916,  le autorità britanniche considerando che da secoli gli ebrei abitavano in Palestina, ritennero di riconoscere agli ebrei residenti ed agli ebrei dispersi nelle altre nazioni una loro "nazione". Ciò fu vissuto dagli arabi come un tradimento dopo che nel 1915 fu loro promesso, in cambio della lotta contro l'impero ottomano, il sostegno alla formazione di uno stato islamico (no palestinese). Nel 1922 la Società delle Nazioni istituiti il mandato britannico della Palestina, riconoscendo l'impegno espresso nella dichiarazione Balfour, istituendo un'agenzia per gestire l'immigrazione ebraica collaborando con le autorità britanniche perché ottenessero la cittadinanza palestinese.

Il Governo Britannico fece l'errore di non valutare con attenzione il "sentimento" arabo animato dal desiderio di costituire uno stato Islamico e del sentimento di "tradimento" vissuto dagli arabi per la mancata attuazione dell'l'accordo Sykes-Picot, in un territorio islamizzato dopo anni di dominazione ottomana, che contrastava con il sentimento ebraico che fonda la sua religione sulla terra promessa ad Abramo: Canaan. Errore che fanno ancora oggi i governi occidentali che mantengono un approccio laico in un contesto culturale animato da forti tensioni religiose. Il "Sionismo" movimento di culturale nato per la promozione della nazione ebraica, diventa, suo malgrado, l'ostacolo per gli arabi per la creazione di uno stato islamico, ed il nemico giurato dei musulmani che rivendicano la stessa terra. Nel mandato per la Palestina si dichiarava nella premessa: «Considerato che in tal modo è stato riconosciuto il legame storico del popolo ebraico con la Palestina e le ragioni per ricostituire la propria patria nazionale in quel paese». 

Negli anni 20 ci furono rivolte della popolazione araba contro i coloni ebraici e il Regno Britannico aveva condannato gli attacchi arabi contro le loro proprietà, giustificando le rappresaglie da parte dei coloni ebrei contro gli insediamenti arabi come una "legittima difesa" dagli attacchi subiti, ma aveva anche individuato nel timore della creazione di uno stato ebraico il motivo scatenante della rivolta. Negli anni 30 il Comitato Supremo Arabo chiedeva la fine del mandato e dell'immigrazione ebraica, fino ad arrivare alla guerra civile tra arabi e ebrei. Il governo britannico cercò di non agevolare più il movimento sionista ed i flussi migratori pesando alla creazione di unico stato misto arabo-ebraico, ma  le autorità arabe lo rifiutarono, ritenendolo comunque insufficiente e chiedendo il blocco completo dell'immigrazione ebraica.




giovedì 14 novembre 2024

Chi sono i palestinesi? Parte I



Per chi ignora la storia del medio-oriente o per chi è ideologicamente formattato per odiare gli ebrei.

I Palestinesi come popolo non sono mai esistiti perché sono "Arabi", semiti, come gli ebrei ma di un altro ramo abramitico (anche gli arabi musulmani dicono di discendere da Abramo, che abitavano nelle terre tra la Siria, Giordania ed Egitto (Wikipedia cita sbagliando la Palestina) . Gli arabi che abitavano queste terre erano politeisti e animisti. Gli ebrei si insediarono  come semiti essi stessi in questa terra che chiamavano Canaan. 

In questo periodo, fino all'anno 1000 a.C. circa, queste popolazioni-tribù beduine dedite alla pastorizia, all'agricoltura ed all'artigianato, governate da Re, erano in continua lotta tra loro. Gli ebrei anche lottarono contro di loro per ragioni religiose perché odiavano l'idolatria di questi popoli mentre loro portavano la rivelazione dell'Unico D-O.

Queste informazioni storiche sono anche reperibili sul sito della Lega Araba https://www.legaaraba.org/alqdus/indexQuds.htm : "All'inizio dell'era del bronzo, la tribù di Yebus, proveniente dal cuore della Penisola Araba nel 2300 avanti Cristo, fu la prima a costruire la città santa di Gerusalemme. Gli storici e gli archeologi tra cui Kathelin Mery Kenion, conosciuta come la signora dei ricercatori del ventesimo secolo, ha affermato che i primi fondatori di Al Quds furono arabi. Gli scavi archeologici hanno comunque dimostrato che le mura della città risalgono almeno a 1800 anni prima di Cristo, cioè ad almeno 800 anni prima della comparsa degli ebrei". Ancora dicono: "Gli storici affermano inoltre che gli Anbati(la cui capitale fu la bella città giordana di Petra), spesso in conflitto con gli Adomiti ,anche loro di origine araba, essi lasciarono la Penisola araba 500 anni avanti Cristo per stabilirsi nella la regione sud di Canaan che si estende dal mar Morto(un lago salato in Palestina) al mar Rosso, e costruissero un Regno che si estese dall'Eufrate al mar Rosso". Omettono di dire che in realtà tra queste popolazioni cera tutto il ceppo semita, tra cui gli ebrei. Infatti il testo riporta informazioni che sono riportate dalla Torah degli ebrei che cita gli stessi popoli.

Tuttavia, a dispetto di quanto affermano gli odiatori di Israele, loro lottavano solo se l'idolatria si manifestava nella terra che Abramo ricevette come promessa da D-O, e non avevano, e non hanno, alcun interesse a conquistare altri territori perché è loro proibito anche dalla Torah. Questa fu l'unica guerra di conquista che fecero. 

E' nell'anno 1000 a.C. che Re Davide conquisto Gerusalemme e ne fece la capitale del suo regno.  Prima la terra di Canaan era controllata dagli egiziani e quando vi giunsero gli ebrei nel 13 secolo a.C. era dominata dai Filistei, popolazione indoeuropea di origine dell'egeo e dell' Anatolia. Non arabi.

Quindi a conclusione di questa prima riflessione possiamo affermare che gli arabi e gli ebrei vivevano insieme sul medesimo territorio identificabile con l'odierna Siria, Giordania, Libano fino all'Egitto. Erano tribù che guerreggiavano tra loro, tra arabi stessi. Gli ebrei con Davide conquistarono Gerusalemme, abitata da una popolazione Araba, mentre il restante della terra di Canaan era abitata anche da popolazioni non arabe.

Durante il regno di Babilonia ( distrussero il primo Tempio costruito da re Salomone) ed Assiro nel 600 a.C. inizio la diaspora ebraica indeboliti a causa delle divisioni interne . La diaspora ebraica termina con la conquista di Babilonia da parte dei persiani che consentirono agli ebrei di Tornare a Canaan. Lo stato ebraico non esisteva più ed il potere era esercitato dai Sacerdoti.

Nel 300 a.C. Canaan è conquistata dai persiani e successivamente dai greci (Regno dei Tolomei). Sotto la conquista ellenica dei Seleucidi si tenta di ellenizzare i regni ebraici ma la rivolta dei Maccabei della tribù di giuda mette fine al regno dei Seleucidi per il rifiuto degli ebrei di assimilarsi alla cultura ellenica. Comunque lo stato ebraico si presentava diviso in dispute religiose tra Farisei, Sadducei e esseni). Fino a qui non esistevano i palestinesi.

Nel 60 a.C. l'impero Romano occupa il territorio ebraico della Giudea (no Palestina) e diventa una provincia romana. Anche in questa epoca assistiamo a rivolte e migrazioni degli ebrei, sempre per lo stesso motivo, il mantenimento dell'identità ebraica. Viene distrutto il II Tempio dai romani a causa delle rivolte ebraiche del 70 d.C.  Gerusalemme - Aelia Capitolina per i romani. Dalla conquista dei babilonesi a quella dei romani, si sviluppano le diaspore ebraiche in asia, africa, America, Europa ecc.

I romani chiamarono Canaan la terra dei filistei - Palashtu (non arabi ma antico popolo indoeuropeo ) come era identificata dagli scribi assiri. Il I sec. D.C. i romani piegarono il territorio della giudea, sotto l'imperatore Adriano, per cancellare l'identità ebraica imponendo alla provincia romana il nome di "Palestina". Questo nome fu attribuito alla terra di Israele per cancellare l'identità ebraica. Occorre a conclusione di questa parte osservare che fino al dominio dell'impero romano i palestinesi come popolo non esistevano ma solo arabi, ebrei e elleni. L'islam non esisteva, ma solo il monoteismo ebraico e l'idolatria praticata da Arabi, Romani e Greci. Questo è da comprendere perché il problema palestinese nasce con l'Islam.





martedì 12 novembre 2024

Le democrazie occidentali ostaggio della retorica della sinistra Parte I





Nel 1889 nasce a Parigi l'internazionale socialista e la seconda internazionale socialista nasce 1951 a Francoforte. L'Internazionale Socialista si ricostituì dopo la seconda guerra mondiale nel 1947 a Zurigo. Oggi abbiamo l'Unione Internazionale della Gioventù Socialista. In sintesi si tratta di un'unione di partiti operai, socialisti e comunisti associati a livello internazionale. Ometto di citare le internazionali dei comunisti guidati da Mosca.

Le idee centrali della II Internazionale socialista furono il perseguimento della "giustizia sociale" la "libertà" e la "pace mondiale" Idee eticamente condivisibili se non fosse per l'impossibilità di attuarle, non perché sia utopica, ma perché carente di analisi della realtà sociale ed economica, che è dinamica e non codificabile in un principio calato dall'alto. Questa postulato si basa su un'idea romantica quanto impossibile.

La società umana è costituita di popoli distinti tra loro per cultura, tradizioni, aspirazioni, e questo è un dato. I popoli orientali hanno loro valori e tradizioni, i popoli medio-orientali i loro, gli europei i loro ecc. Dentro questo insieme ampio, abbiamo un sottoinsieme ancora più limitato: le nazioni. Anche se i socialisti si ostinano a negare l'idea della "nazione" perché la riconducono ad una idea fascista, idea sbagliata, perché questa idea la ritroviamo nella Torah (come da tradizione orale 1300 anni a.C.).

Se per un assunto ideologico, assimilabile ad un dogma religioso, pretendiamo di ignorare la specificità delle nazioni, fatte da lingua, religione, cultura artistica, storia ecc, rischiamo di sbagliare, come di fatto accade, la traiettoria delle analisi per  il perseguimento della "giustizia sociale" la "libertà" e la "pace mondiale". In questo senso piaccia o no Vannacci nel suo libro dice una cosa corretta: le differenze esistono, anche se abilmente manipolata nei dibattiti politici da esponenti della sinistra italiana ripetendo i loro mantra.

Per ultimo abbiamo i sotto gruppi che sono rappresentanti dai partiti politici, dalle religioni ed anche da coloro che non assumono posizioni perché non condividono nessuna posizione, astenuti e atei o altro. Questi sotto gruppi  sono una realtà e se non si comprendono le loro ragioni e si insiste a promuovere la propria visione della  "giustizia sociale" la "libertà" e la "pace mondiale", l'ideologia di sinistra non avrà mai soluzioni e raccoglierà sempre fallimenti.

Questa è la premessa, è necessaria per comprendere come e perché le destre sono in rimonta contro la retorica della sinistra, proprio perché comprendono che la giustizia sociale, le libertà e la pace mondiale comportano compromessi ed anche revisione coraggiosa di alcuni postulati che non siamo tutti uguali come popoli, come nazioni e come individui e se non accogliamo queste particolarità avremo sempre società instabili. Per esempio le destre europee hanno rivisto le loro posizioni sul sionismo mentre la sinistra no.

Continuare la retorica dell'antifascismo (dimenticando che questi movimenti fascisti sono il prodotto delle sinistre e non delle forze laiche e liberali) perché vediamo nelle destre del nostro secolo una riedizione del fascismo, franchismo, nazismo, significa non osservare la realtà e non interpretare i veri bisogni delle persone, i problemi delle singole nazioni, i movimenti sociali nelle varie parti della terra. La domanda sarebbe: perché le destre crescono? Cosa non abbiamo capito della realtà che emerge? Il ricorso al Lupo al Lupo è controproducente. Il pensiero unico, ovvero, l'idea "dogmatica" che tutti dobbiamo percepire, vedere, ragionare, condividere gli setti valori, è sbagliata. 

domenica 10 novembre 2024

La questione demografica-Il cancro dell'occidente


L'occidente ha un cancro che si chiama calo demografico. Il calo demografico sta diventando un problema economico e sociale per le nostre società opulente ed orientate ai diritti della persona (alla felicità ed autodeterminazione) che si esprimono nell'elevato livello economico e nella necessità di avere i nostri spazi, quali la libertà di viaggiare, di andare in palestra, dall'estetista, di coltivare i nostri hobby qualunque essi siano , di sperimentare nuovi stili di vita ecc. Il mantra tra i giovani già dagli anni 60 in poi era che fare figli limita le nostre economie e liberta, ha prodotto un vistoso calo demografico. In Italia siamo passati ad una media di 4.3 figli per famiglia prima della grande guerra ad un tasso ora del 1,25 per famiglia. Ovviamente ignoriamo l'impatto economico del calo demografico sul sistema economico e sociale che dal dopo guerra le democrazie europee e il nostro paese hanno cominciato ad avvertire definendolo giustamente "il problema demografico". Perché?

La prima considerazione è l'impatto sul sistema pensionistico. Abbiamo sempre sognato e sogniamo la pensione come un traguardo nel mezzo della nostra vita per godersi il frutto del nostro lavoro unitamente al riposo ed a coltivare i nostri Hobby. Ora ci accorgiamo che l'età pensionistica si alza, e che il sistema pensionistico non è più sostenibile perché i costi delle erogazioni superano i versamenti contributivi. Ci siamo accorti che non fare figli al momento paga, ma ci rende più poveri per il periodo più grigio della nostra vita. Quando calano i figli ad un tasso 1,25 per famiglia significa che o nostro figlio dovrà pagare di più e molto per la sostenibilità del sistema, o che il futuro pensionato dovrà vedersi ridurre l'aspettativa del livello economico atteso, per vivere la propria seconda parte della vita con dignità, e quindi dovrà risparmiare di più durante la vita lavorativa per avere un capitale sufficiente durante la vecchiaia. Direbbero i saggi: la coperta è corta.

Un altro aspetto del calo demografico è il costo della sanità che aumentando la popolazione di persone meno giovani, quindi più esposti alle cure sanitarie, ha la necessità di più risorse finanziarie che comunque, a causa delle aspettative che la società moderna ha nello stato sociale (pensioni, scuola, casa, immigrazione, difesa ecc), non riesce a garantire adeguati livelli di prestazione. Di qui la necessità di promuovere l'assicurazione privata a sostegno delle cure sanitarie. Quindi fare meno figli comporta meno forza lavoro e meno gettito fiscale a fronte di aumentate esigenze sociali delle nuove generazioni. Al decremento demografico comunque un incremento delle aspettative nei confronti dello stato.

Possiamo concludere l'analisi valutando un altro aspetto della crisi demografica: l'assistenza, ovvero il bisogno di assistenza morale e fisica degli anziani. Oggi noi sentiamo il bisogno di Badanti e la necessità di posti letto nelle RSA; questo significa che aumentando la popolazione di anziani a fronte di 1,25 figli per famiglia, l'anziano avrà bisogno di assistenza morale e fisica che non potrà ricevere dai figli ma dovrà pagarlo, e considerando che le pensioni tendono a diminuire, ed i figli non sono più numerosi ed il solo figlio non potrà sostenere economicamente lo sforzo dell'assistenza se non avrà un reddito elevato. Possiamo affermare che la vecchia sarà un lusso.

La politica in tutta Europa cerca di dare risposte con politiche per la natalità (asili nido, spese per la scuola, ecc) ma queste politiche non sono sufficienti perché comportano sempre costi e la generazione di oggi dell'1,5 quando sarà vecchia avrà seri problemi. Solo i ricchi potranno sopravvivere alla vecchiaia. Neanche l'immigrazione potrà risolvere il problema perché loro non potranno sostituirsi affettivamente ai figli e non potranno costituire un supporto emotivo e comunque vedranno i "vecchi" o come un'opportunità economica o un peso sociale. Tutto dipenderà dal reddito. Occorre una rivoluzione culturale, tornare almeno ad un tasso di crescita demografica di 3 figli per nucleo familiare; ma questa rivoluzione culturale richiede meno egoismo, meno tempo per se e più tempo per gli altri. Dobbiamo tornare alla Torah/Bibbia quando in Genesi 1: 28 E Iddio li benedisse, e disse loro: Fruttate e moltiplicate, ed empiete la terra, ... Possiamo verificare alla luce delle valutazioni fatte l'invito che D-O ha dettato nel testo sacro dei cristiani/ebrei non solo ha un valore etico, ma un impatto economico e sociale di medio e lungo periodo molto negativo. 



Il confronto delle idee, è possibile?

Viviamo in una società "democratica" dove, come in tutte le democrazie occidentali, esiste la libertà di opinione, libertà di comunicare mediante stampa, social, Tv, radio. Libertà di dire tutto ed il contrario di tutto, di mentire, di enfatizzare, di alterare costruire narrazioni ecc. 
Quotidianamente ci vengono proposti dibattiti con evidenti linee editoriali che ad un attento ascolto evidenziano l'orientamento pro qualcosa o qualcuno, per un'idea politica o un'altra. Ma la domanda è: è possibile che ci sia un confronto di idee onesto ed imparziale?
Ci sono degli ambiti in cui il confronto è possibile ed in alcuni ambiti in cui il confronto non è possibile. Il confronto di idee è possibile dove non c'è alla base un'idea etica sociale ma un interesse dell'individuo. 
Nell'ambito del business, degli affari, confrontarsi è possibile ed è utile e necessario quando le parti vogliono raggiungere un obiettivo comune quando per raggiungerlo è necessario negoziare per trovare una soluzione soddisfacente. In ambiti sportivi è possibile confrontarsi  in quanto i parametri di misurazione sono oggettivi, ed in ambito artistico è possibile confrontarsi quando pur avendo sensibilità e gusti diversi è possibile trovare aspetti da condividere. 
Nell'ambito politico-sociale non è possibile confrontarsi ma solo scontrarsi perché manca l'interesse comune di capire le ragioni dell'altro e si parte da presupposti ideologici e dall'assunto che i propri valori siano veri. Per questo motivo quando assistiamo ai dibattiti politici non solo non si comprendono le ragioni dell'uno rispetto l'altro, tanto meno troviamo momenti di sintesi. E' solo scontro.
Anche nell'ambito religioso, ed in particolare tra le religioni monoteistiche (islam, cristianesimo, ebraismo) non è possibile dialogare perché gli assunti dogmatici definiti dai testi sacri non consentono margini di dialogo. La storia delle tensioni, spesso anche violente, tra cattolicesimo e protestantesimo ne sono un'evidenza. Anche nell'islam abbiamo uno scontro, anche violento, tra musulmani sciiti e sunniti. Tra gli ebrei dobbiamo risalire al 900 a.C.  alla conflittualità tra il Regno di Giuda ed il Regno di Israele quando le tribù si divisero. Il rapporto tra i due regni fu prevalentemente conflittuale, sebbene questi conflitti siano stati poco più che scaramucce di frontiera. 
Quando si parte da posizioni valoriali opposte in politica come nella religione, il confronto non può esistere. Esiste la sordità alle ragioni dell'altro, la prevaricazione delle proprie idee e l'incomprensibilità del confronto che comunque porta ad un binario morto, non trasferisce nulla a chi ascolta. Ma tra i due ambiti, politico e religioso, lo scontro tra le religioni è più profondo e non negoziabile. Questo scontro culturale lo si evince dal tentativo del "dialogo interreligioso", un tentativo ipocrita delle leadership religiose più di rispondere alla richiesta della politica che non nel cercare di comprendere le ragioni dell'altro. E'  praticamente impossibile.
I cristiani delle differenti "confessioni" dialogano, ma rivendicano reciprocamente il primato delle loro verità, come i musulmani dialogano tra loro ma rivendicano la legittimità della  loro linea di discendenza. Cristiani e musulmani, a livello istituzionale dialogano, ma rivendicano le loro verità assolute. Il dialogo ed il confronto sono un inganno per le masse.



Parashat Noah Genesi 6:9-11:32



TEMI

  • Il diluvio Genesi 6:9-8:22
  • Il patto Genesi 1-9
  • Discendenza di Noé Genesi 10-11

Quando nella famiglia si disonorano i genitori

9:18 I figli di Noè usciti dall’arca erano: Scem, Hham, e Jèfeth; e Hham è il padre di Cànaan. 19 Questi tre sono i figli di Noè, e di questi la progenie si sparse per tutta la terra. 20 Noè, uomo agricola, incominciò, e piantò una vigna. 21 E bevuto del vino, si ubbriacò, e si denudò entro la sua tenda. 22 Hham, padre di Cànaan, vide le vergogne di suo padre, e narrò la cosa ai due suoi fratelli al di fuori. 23 Scem e Jèfeth presero una coperta, e postala sulla schiena di amendue, camminarono a ritroso, e coprirono le vergogne del loro padre, tenendo il volto indietro, e le vergogne del loro padre non videro. 

Sono trascorse 10 generazioni da Adamo e Caino e la famiglia continua ad essere al centro della narrazione della Torah in cui la famiglia di Noé è protagonista di un evento traumatico, non si parla di "fratricidio" ma ora si parla di "pudore" rispetto del genitore. Noè si inebria e suo figlio  Hham lo vede nudo e ne parla ai fratelli. Perché la Torah  narra questo evento? Cosa dobbiamo comprendere? Perché il figlio  Hham si è stupito al punto di narrarlo ai fratelli? Cosa stava facendo Noè nudo nella sua tenda? Perché Noè si è irritato?

Ciò che possiamo notare, come per la storia della famiglia di Adamo ed Eva, anche con la famiglia di Noè continuano a manifestarsi incomprensioni, debolezze e comportamenti diversi tra i figli. Non sappiamo cosa abbia fatto Hham, perchè la Torah non entra nel merito ma possiamo desumere dalla tradizione orale la prima idea che emerge è "la mancanza di rispetto per il padre" perché ne parlo con  fratelli, quasi come scherno, considerata la reazione dei fratelli. Infatti quando nella narrazione si prosegue:..quando Noè seppe cosa aveva fatto il figlio minore...si fa intendere che in realtà il problema non fu solo di pudore ma una relazione sessuale incestuosa se consideriamo che nel linguaggio "vedere la nudità"  può intendere un rapporto sessuale addirittura con la madre, ovvero con la moglie di Noè ( Levitico 20,17 Se uno prende la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e vede la nudità di lei e lei vede la nudità di lui, è un'infamia; tutti e due saranno tolti via sotto gli occhi dei figli del loro popolo; quel tale ha scoperto la nudità della propria sorella; porterà la pena della sua iniquità).

Vediamo la responsabilità di Noè nel perdere il controllo ubbriacandosi di vino, la violazione dell'intimità dei genitori da parte del figlio minore e il tentativo da parte degli altri fratelli di salvaguardare il padre coprendone l'umiliazione. Solo un fatto grave come un "incesto" può giustificare una reazione cosi forte da parte di Noè ...24 Svegliatosi Noè del suo vino, seppe ciò che gli fece il suo figlio minore. 25 E disse: Maledetto Cànaan Infimo schiavo sia de’ suoi fratelli. Come per la storia di Caino e Abele benché si nasca nella stessa famiglia, e si sia ricevuto la medesima educazione o opportunità, i figli crescendo acquisiscono una loro personalità sviluppando attitudini positive o negative. E' vero che l'educazione è importante, ma trova il suo limite nella personalità della persona che rimane un individuo a se stante, e nelle esperienze che fa durante la crescita.

Questo introduce un ennesimo concetto, quello del Karma. Le attitudini/inclinazioni positive e negative si trasmettono a livello genetico. Come per la genealogia di Caino cosi anche quello di Hham si sviluppa con un karma negativo. La Torah ci sta insegnando che riceviamo una inclinazione dai genitori, positive e negative, ma sono le scelte che facciamo, positive e negative, che possono condizionare il nostro futuro ed il futuro dei nostri figli ecc. Quindi non solo la famiglia è la base della società, ma le nostre scelte possono modificare gli eventi. Ancora oggi possiamo essere protagonisti della nostra vita con le nostre scelte e se scegliamo con saggezza, possiamo segnare per le generazioni future uno sviluppo positivo lasciando loro la responsabilità di proseguire sul tracciato indicato o modificarlo. Similmente se scegliamo in modo istintivo avremo un risultato opposto, e comunque ogni singolo può modificare positivamente la traiettoria.

La Torah con esempi di famiglie ci indica quali sono le debolezze umane e le conseguenze, per spingerci a migliorare noi stessi.

Erminio David Petronio


Parashat Bereshit 1:1-6:8



TEMI

  • La creazione Genesi 1:1-26
  • La creazione dell'Uomo e della donna Genesi 2:1-25
  • La caduta Genesi 3:1-24
  • Il primo omicidio Genesi 4:1-26
  • Discendenza di Adamo Genesi 5:1-6:8

Perché il fratricidio è il primo evento narrato?

4:1 L’uomo poi avendo conosciuto Eva sua moglie, questa rimase incinta, e partorì Caino, e disse: Ho acquistato un uomo col (l’ajuto del) Signore. 2 Indi partorì eziandio suo fratello Abele. Abele fu pastore di bestiame minuto, e Caino fu agricoltore.3 Al termine di qualche tempo Caino recò dei prodotti della terra un presente al Signore. 4 Ed Abele recò anch’egli dei primogeniti del suo bestiame minuto, e delle loro parti più adipose; ed il Signore mostrò gradimento ad Abele ed al suo presente. 5 Ed a Caino ed al suo presente non mostrò gradimento; e ne rincrebbe a Caino assai, e ne restò abbattuto. 6 Il Signore disse a Caino: Perché ti rincresce, e perché sei abbattuto? 7 Già se opererai bene sarai esaltato; ma se tu non operi bene… Il peccato sta coricato alla porta; egli ha desiderio di te, ma tu domini sopra di lui. 8 Caino disse (ciò) ad Abele suo fratello. Indi mentre erano in campagna, Caino, alzatosi contro Abele suo fratello, l’uccise.

 קַיִן Caino significa acquisizione e Abele הֶבֶל significa effimero. Già nei nomi vediamo come spesso noi genitori proiettiamo sui figli quelle che sono le nostre aspettative. Caino era il "primogenito" e come tale l'aspettativa era maggiore rispetto ad Abele il secondo genito. Le nostre proiezioni ed aspettative spesso ci spingono a creare, nostro malgrado, gelosia tra i figli e con loro. I figli entrano in una competizione e spesso questa competizione può avere esiti sconvolgenti. Infatti nella narrazione del testo è curioso come benché si inizi con Caino primogenito, per descrivere il mestiere dei figli si inizia con Abele, sottolineando che era un "pastore", e successivamente Caino che era un "agricoltore", come per dire che Adamo ed Eva davano più peso ad Abele quasi come dire che Caino avesse disatteso le aspettative dei genitori.

Spesso noi genitori non seguiamo e stimoliamo le attitudini dei figli che non rispondono alle nostre aspettative e rimaniamo delusi dai figli che hanno attitudini diverse, e questo può creare competizione. E' indubbio che i due fratelli erano in competizione tra loro e che questa competizione fu alimentata dai genitori. Possiamo affermare che non sia diverso oggi? Quante volte le cronache nere e giudiziali mettono in evidenza questa competizione tra fratelli? che quando non ha risvolti tragici finisce in una contesa civilistica in tribunale su questioni economiche ?Per questo motivo la Torah richiama la nostra attenzione sul primo problema che come genitori dobbiamo affrontare nell'educazione di figli: rispettare le attitudini dei figli e non metterli in competizione. In questo modo si salvaguarda l'unità della famiglia.

Quando Caino e Abele presentarono il dono a D-O, Caino lo fece nel modo sbagliato, con l'animo sbagliato, in competizione con il fratello; non era importante il dono in se, come atto di gratitudine nei confronti di D-O sarebbe stato certo gradito, ma era importante con quale spirito/attitudine si faceva il dono a D-O. Questo è l'insegnamento. D-O nel dialogo richiamò Caino sull'atteggiamento, provocando una reazione affinché prendesse consapevolezza di "se" e suggerendo: perché sei abbattuto?  Già se opererai bene sarai esaltato; ed avvertendolo che se non dominava la sua indole sarebbe caduto: Il peccato sta coricato alla porta. Quando non dominiamo la nostra indole possiamo porre in essere azioni di cui poi ci pentiamo, quindi siamo richiamati ad un processo di "introspezione" ovvero di prendere consapevolezza sulle nostre debolezze caratteriali, e "dominarle", ed in questo modo possiamo elevarci.

Caino ignorò la raccomandazione di D-O " ma se tu non operi bene… Il peccato sta coricato alla porta" e cedette alla sua inclinazione raggirando il fratello in modo da colpirlo. La narrazione descrive, seppure sinteticamente, un altro aspetto che apre ad ulteriori riflessioni. Caino parlo ad Abele, e poi lo uccise. E' chiaro che questa breva citazione oltre a sotto intendere un raggiro, può fornirci anche un'altra riflessione: Abele è stato capace di spegnere la rabbia di Caino? O in modo ingenuo ha alimentato questa rabbia facendo al fratello, in buona fede, la morale?

 

Erminio David Petronio


sabato 2 novembre 2024

L'unità: tra ebraismo e cristianesimo



Nel cristianesimo spesso si promuovono le parole del Rabbino Gesù /Yeshua quando nel vangelo di Giovanni 17:20–23  dichiara: E io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, affinché siano uno come noi siamo uno; io in loro, e tu in me; acciocché siano perfetti nell'unità». Da ebreo Gesù dichiarava una verità, che per l'ebraismo è l'unico dogma riconosciuto, l'Unità, come riportato nel vangelo di Marco 12;28 28 ...Allora, uno degli Scribi, avendoli uditi disputare, e riconoscendo ch'egli aveva loro ben risposto, si accostò e lo domandò: Quale è il primo comandamento di tutti? Gesù rispose...29 Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore".  Ciò premesso ci domandiamo, assumendo che Gesù sia D-O, è possibile che D-O possa aver sbagliato? Infatti il "cristianesimo" si caratterizza per le numerose divisioni. Le divisioni principali del cristianesimo sono cinque: la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa, il protestantesimo, l'Anglicanesimo e la Chiesa Copta. Esistono anche altri gruppi cristiani che non rientrano in queste tre categorie principali. I gruppi cristiani si distinguono per differenti dottrine e pratiche: Avventismo, Battismo, Calvinismo, Luteranesimo, Metodismo e Pentecostalismo, e potremmo proseguire con ulteriori divisioni. Inoltre dobbiamo considerare che queste divisioni non si caratterizzano per questioni culturali, tradizioni o costume, ma sono fondate su questioni teologiche spesso sostanziali oltre che etiche e liturgiche. Infatti queste confessioni sono anche in concorrenza tra loro quanto a proselitismo. Questa considerazione ci autorizza a sostenere che in realtà il "cristianesimo" benché si richiami a Gesù, non ne interpreta ne l'insegnamento e né l'esempio, e spesso le interpretazioni sono artefici frutto di deduzioni spesso in contrasto con gli stessi testi biblici.

Non esiste un solo insegnamento di Gesù che non sia coerente con l'ebraismo e quelli che ne sembrano una rottura è solo perché sono interpretati da non ebrei che non conoscono il contesto religioso dell'ebraismo ma guidati da un pensiero filosofico più di origine greco o romano, sempre se non si tratti di brani manomessi. Tutte le parabole insegnate da Gesù fanno parte della tradizione orale giudaica e li ritroviamo anche nel Talmud. Infatti Gesù non insegnava principi "teologici" che furono elaborati tra il III e IV secolo d.C, ma indicava un cammino fatto "istruzioni" su cosa fare, tipico dell'ebraismo basato sulle Mitzvot (precetti) come trasmesse da Mosè. Fallendo sull'unità ci si allontana dalla verità. Il principio dell'Unità non è negoziabile ma è la base pratica della fede in D-O, e costituisce un confine tra l'ebraismo ed il cristianesimo. Questa è la forza dell'ebraismo, che ha rappresentato l'elemento fondante dell'identità ebraica: un D-O, un Popolo ed una terra. Il principio dell'unità ha contribuito alla creazione dell'Identità che attraverso migliaia di anni fino ad oggi caratterizza il popolo ebraico, che rifiuta l'assimilazione culturale forte della sua cultura fondata sulla Torah. Le diaspore degli ebrei che si sono avvicendate, tra la cattività babilonese tra il 607 e 537, e successivamente con il dominio dei Greci dal 332 al 63 a.C. fino al dominio Romano con l'inizio della grande diaspora tra il Nord Africa, Europa ed America fino al  periodo tra il 685 ed il 700 d.C a seguito delle conquiste musulmane. La Torah e l'Unità hanno costituito e costituiscono ancora l'elemento fondante di questa "specificità" salvaguardando il popolo ebraico dalla sua estinzione.

Ci sono ebrei sefarditi, aschenazziti, romani, ultraortodossi ecc, ma grazie alla Torah ed al dogma dell'Unità, anche se con tradizioni culturali diverse, hanno mantenuto una loro "unicità" come popolo; un popolo dedito allo studio fin dalla tenera età che li ha resi ricettivi allo sviluppo della conoscenza in tutte le arti, basti pensare che ad oggi il 2% della popolazione terrestre detiene il 20% dei premi nobel. L'unità non solo è un valore, ma anche la "via" per conoscere D-O ed avere con lui una relazione con il trascendente che ci eleva. Infatti il popolo ebraico non è fondato su un principio etnico ma su il principio di "unità" e "condivisione" di una verità: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico D-O, verità che unisce ebrei giudei, arabi, europei, asiatici, sudamericani, ecc.

L'unità dovrebbe essere il valore fondante per i singoli popoli, per le famiglie, per ogni forma organizzativa. Solo nell'unità è possibile sviluppare forza ed energia per lo sviluppo. Infatti tutte le società divise e conflittuali sono destinate al declino. 

Possiamo avere opinioni diverse ma per le opinioni non dobbiamo dividerci.




Parashat Vaierà, Genesi 17,1 - 22,24

  Quale prezzo siamo disposti a pagare per i nostri obiettivi? Quando desideriamo qualcosa ci poniamo mai la domanda quale prezzo siamo disp...