Il Cancro Silenzioso dell’Occidente: La Crisi Demografica che Minaccia il Futuro
di Erminio Petronio
In un’Europa sempre più anziana, dove l’autorealizzazione personale, la mobilità e il benessere individuale hanno preso il sopravvento sulla famiglia tradizionale, un nemico silenzioso e persistente sta corrodendo le fondamenta economiche e sociali del continente: il calo demografico.
Secondo l’ISTAT, in Italia nel 2023 il tasso di natalità ha toccato un nuovo minimo storico: meno di 400.000 nati, contro oltre 700.000 decessi. Il tasso di fertilità è sceso a 1,25 figli per donna, ben lontano dalla soglia di 2,1 necessaria per garantire il ricambio generazionale. Nel secondo dopoguerra, le famiglie italiane avevano in media 4,3 figli. Oggi, molte coppie non arrivano nemmeno a uno.
Dietro questi numeri c’è un’intera visione del mondo: il modello occidentale del benessere, della libertà individuale, della piena autodeterminazione. Dalla fine degli anni ’60 in poi, l’idea che “fare figli limita la carriera, la libertà e le possibilità” ha attecchito profondamente. Il risultato? Una società che invecchia, e un sistema che rischia il collasso.
Il peso sulle pensioni: la coperta è corta
Il primo allarme è economico. I sistemi pensionistici europei, basati sul principio della solidarietà intergenerazionale, non reggono più. In Italia, nel 2024 ci sono circa 1,4 lavoratori per ogni pensionato. Troppo pochi per sostenere il meccanismo a ripartizione, dove i contributi versati da chi lavora finanziano le pensioni di chi è in quiescenza.
Con meno giovani e più anziani, le alternative sono drammatiche: alzare l’età pensionabile, aumentare i contributi o ridurre gli assegni. In pratica: o pagheremo di più, o avremo meno. Per chi sogna una vecchiaia serena, si profila un futuro incerto, dove per mantenere un tenore di vita dignitoso sarà necessario risparmiare molto di più durante la vita lavorativa.
Sanità sotto pressione: più malati, meno risorse
L’aumento della popolazione anziana comporta anche un’esplosione dei costi sanitari. L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che nel 2050 oltre il 30% della popolazione europea avrà più di 65 anni. E con l’età avanzano anche le patologie croniche, la dipendenza da cure, il bisogno di assistenza continua.
I bilanci pubblici, già sotto pressione, non riescono a garantire livelli adeguati di servizi. Si moltiplicano le proposte di assicurazioni sanitarie private per colmare il divario tra domanda e offerta. Ma anche in questo caso, chi ha redditi medio-bassi rischia di rimanere escluso da cure tempestive e di qualità.
L’assistenza agli anziani: la nuova emergenza sociale
C’è poi un altro fronte, spesso trascurato: quello dell’assistenza familiare e affettiva. Con famiglie sempre più ristrette, e spesso composte da figli unici, molti anziani si ritrovano soli, senza un supporto emotivo o fisico nei momenti di bisogno.
La figura della badante è ormai imprescindibile nel welfare italiano, così come le strutture RSA, ma queste soluzioni hanno costi crescenti e non sempre garantiscono qualità. Un figlio solo, con uno stipendio medio, difficilmente potrà sostenere economicamente il carico assistenziale di uno o due genitori non autosufficienti. La vecchiaia, un tempo vista come tempo di riposo e dignità, rischia di diventare un lusso per pochi.
Le politiche per la natalità non bastano
I governi europei provano a reagire con incentivi: bonus bebè, asili nido gratuiti, congedi parentali estesi. Ma, come sottolinea l’OECD, queste misure hanno un impatto limitato se non si accompagna l’intervento economico a una vera rivoluzione culturale.
L’immigrazione, pur essendo una risorsa per colmare i vuoti del mercato del lavoro, non basta: non può sostituire il ruolo affettivo della famiglia, né garantire la coesione sociale a lungo termine.
Serve una rivoluzione culturale
Il problema non è solo economico, ma profondamente valoriale. Viviamo in una società dove il tempo è diventato un bene individuale, da dedicare a sé stessi, ai propri interessi, alla cura della persona e alla libertà. Ma se non si inverte questa tendenza, la sostenibilità del modello occidentale diventerà un’illusione.
Tornare a investire nella famiglia, nella genitorialità e nella solidarietà intergenerazionale non è nostalgia del passato, ma una scelta strategica. È qui che il monito antico del “Crescete e moltiplicatevi” assume oggi una nuova, drammatica attualità: non solo come principio religioso, ma come necessità storica.
La sfida del XXI secolo non è solo tecnologica o ecologica. È demografica. E il tempo per reagire si sta esaurendo.
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