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mercoledì 27 novembre 2024

Parashat Vaierà, Genesi 17,1 - 22,24

 



Quale prezzo siamo disposti a pagare per i nostri obiettivi?

Quando desideriamo qualcosa ci poniamo mai la domanda quale prezzo siamo disposti a pagare? Ovviamente non si parla  di beni che sono generalmente quotati, ma parliamo di obiettivi che desideriamo raggiungere, ovvero del prezzo, in termini di sacrifici personali, che siamo disposti a pagare per raggiugere quell'obiettivo desiderato. Tanto è impossibile e desiderato l'obiettivo, tanto elevato è il prezzo che dobbiamo essere disposti a pagare. Spesso chi ci pone il dilemma della scelta non vuole il nostro sacrificio, ma la nostra attitudine e consapevolezza a sacrificarci. Perché è importante non esitare ed essere pronti a pagare il prezzo? Perché ciò dimostra la nostra motivazione, quella motivazione che è l'unica cosa che ci consente di ottenere quello che vogliamo. Cosi nella storia di Abramo vediamo che il desiderio era avere una "progenie" ovvero un figlio. Cosa impediva ad Abramo di avere un figlio? L'età e la sterilità della moglie: (Genesi 17:17..Nascerà un figlio a un uomo di cento anni? e Sara, che ha novant'anni, partorirà forse?”). Ora sappiamo che Abramo, spinto dalla moglie Sara, sterile, ricorse, su suggerimento della moglie stessa, ad una gravidanza surrogata, concependo un figlio "Ismaele" con la sua serva. Ciò dimostra quanto fosse complessa la situazione (progenie significava anche a chi dare l'eredità) e come Abramo non fosse sostenuto dalla moglie che non credette alla possibilità di concepire un figlio, secondo la promessa che D-O fece ad Abramo. 

Cosa significa questo atto di debolezza? Che è possibile nel nostro cammino sbagliare e perdere di vista la speranza e l'obiettivo, ma è altrettanto possibile che la speranza animata dalla ricerca del Trascendente (D-O)ci dia la forza di riprendere il cammino. Tuttavia è chiaro che ogni sbaglio ha delle conseguenze che siamo chiamati a gestire anche quando riprendiamo a percorrere la strada segnata; la scelta sbagliata, il concepimento surrogato con la serva, avrà delle conseguenze, delle tensioni, delle implicazioni per il futuro, e saremo chiamati a proseguire il cammino verso l'obiettivo gestendo anche le complicazioni sorte dalla scelta sbagliata. Ciò comporterà più sacrifici.

L'incontro con D-O comporta il superamento dei limiti della natura(la sterilità) e del tempo (l'età), solo superando nelle nostre aspettative questi limiti possiamo trovare la forza e la volontà di essere protagonisti di un miracolo, ed una sfida ulteriore, quella della conoscenza (Genesi 18: 17 L'Eterno disse: “Nasconderò io ad Abraamo quello che sto per fare). Saremo chiamati a misurarci con gli eventi che apparentemente non sono collegati al nostro "sogno" obiettivo, salvo scoprire che nel futuro, l'azione positiva che faremo. E' emblematico che Abramo davanti alla notizia dell'imminente distruzione di Sodoma si preoccupò anche dell'altro, di chi non conosceva, come dimostra l'intermediazione in Genesi 18: 23 E Abraamo si avvicinò e disse: “Farai tu perire il giusto insieme con l'empio?. Non possiamo vivere come se fossimo soli, il nostro cammino dipende anche da come noi ci interessiamo degli altri, l'altro è la misura di come noi siamo connessi con il trascende, e prendiamo consapevolezza che non siamo isole. Quanto ci prendiamo cura dell'altro?

 


domenica 10 novembre 2024

Parashat Noah Genesi 6:9-11:32



TEMI

  • Il diluvio Genesi 6:9-8:22
  • Il patto Genesi 1-9
  • Discendenza di Noé Genesi 10-11

Quando nella famiglia si disonorano i genitori

9:18 I figli di Noè usciti dall’arca erano: Scem, Hham, e Jèfeth; e Hham è il padre di Cànaan. 19 Questi tre sono i figli di Noè, e di questi la progenie si sparse per tutta la terra. 20 Noè, uomo agricola, incominciò, e piantò una vigna. 21 E bevuto del vino, si ubbriacò, e si denudò entro la sua tenda. 22 Hham, padre di Cànaan, vide le vergogne di suo padre, e narrò la cosa ai due suoi fratelli al di fuori. 23 Scem e Jèfeth presero una coperta, e postala sulla schiena di amendue, camminarono a ritroso, e coprirono le vergogne del loro padre, tenendo il volto indietro, e le vergogne del loro padre non videro. 

Sono trascorse 10 generazioni da Adamo e Caino e la famiglia continua ad essere al centro della narrazione della Torah in cui la famiglia di Noé è protagonista di un evento traumatico, non si parla di "fratricidio" ma ora si parla di "pudore" rispetto del genitore. Noè si inebria e suo figlio  Hham lo vede nudo e ne parla ai fratelli. Perché la Torah  narra questo evento? Cosa dobbiamo comprendere? Perché il figlio  Hham si è stupito al punto di narrarlo ai fratelli? Cosa stava facendo Noè nudo nella sua tenda? Perché Noè si è irritato?

Ciò che possiamo notare, come per la storia della famiglia di Adamo ed Eva, anche con la famiglia di Noè continuano a manifestarsi incomprensioni, debolezze e comportamenti diversi tra i figli. Non sappiamo cosa abbia fatto Hham, perchè la Torah non entra nel merito ma possiamo desumere dalla tradizione orale la prima idea che emerge è "la mancanza di rispetto per il padre" perché ne parlo con  fratelli, quasi come scherno, considerata la reazione dei fratelli. Infatti quando nella narrazione si prosegue:..quando Noè seppe cosa aveva fatto il figlio minore...si fa intendere che in realtà il problema non fu solo di pudore ma una relazione sessuale incestuosa se consideriamo che nel linguaggio "vedere la nudità"  può intendere un rapporto sessuale addirittura con la madre, ovvero con la moglie di Noè ( Levitico 20,17 Se uno prende la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e vede la nudità di lei e lei vede la nudità di lui, è un'infamia; tutti e due saranno tolti via sotto gli occhi dei figli del loro popolo; quel tale ha scoperto la nudità della propria sorella; porterà la pena della sua iniquità).

Vediamo la responsabilità di Noè nel perdere il controllo ubbriacandosi di vino, la violazione dell'intimità dei genitori da parte del figlio minore e il tentativo da parte degli altri fratelli di salvaguardare il padre coprendone l'umiliazione. Solo un fatto grave come un "incesto" può giustificare una reazione cosi forte da parte di Noè ...24 Svegliatosi Noè del suo vino, seppe ciò che gli fece il suo figlio minore. 25 E disse: Maledetto Cànaan Infimo schiavo sia de’ suoi fratelli. Come per la storia di Caino e Abele benché si nasca nella stessa famiglia, e si sia ricevuto la medesima educazione o opportunità, i figli crescendo acquisiscono una loro personalità sviluppando attitudini positive o negative. E' vero che l'educazione è importante, ma trova il suo limite nella personalità della persona che rimane un individuo a se stante, e nelle esperienze che fa durante la crescita.

Questo introduce un ennesimo concetto, quello del Karma. Le attitudini/inclinazioni positive e negative si trasmettono a livello genetico. Come per la genealogia di Caino cosi anche quello di Hham si sviluppa con un karma negativo. La Torah ci sta insegnando che riceviamo una inclinazione dai genitori, positive e negative, ma sono le scelte che facciamo, positive e negative, che possono condizionare il nostro futuro ed il futuro dei nostri figli ecc. Quindi non solo la famiglia è la base della società, ma le nostre scelte possono modificare gli eventi. Ancora oggi possiamo essere protagonisti della nostra vita con le nostre scelte e se scegliamo con saggezza, possiamo segnare per le generazioni future uno sviluppo positivo lasciando loro la responsabilità di proseguire sul tracciato indicato o modificarlo. Similmente se scegliamo in modo istintivo avremo un risultato opposto, e comunque ogni singolo può modificare positivamente la traiettoria.

La Torah con esempi di famiglie ci indica quali sono le debolezze umane e le conseguenze, per spingerci a migliorare noi stessi.

Erminio David Petronio


Parashat Bereshit 1:1-6:8



TEMI

  • La creazione Genesi 1:1-26
  • La creazione dell'Uomo e della donna Genesi 2:1-25
  • La caduta Genesi 3:1-24
  • Il primo omicidio Genesi 4:1-26
  • Discendenza di Adamo Genesi 5:1-6:8

Perché il fratricidio è il primo evento narrato?

4:1 L’uomo poi avendo conosciuto Eva sua moglie, questa rimase incinta, e partorì Caino, e disse: Ho acquistato un uomo col (l’ajuto del) Signore. 2 Indi partorì eziandio suo fratello Abele. Abele fu pastore di bestiame minuto, e Caino fu agricoltore.3 Al termine di qualche tempo Caino recò dei prodotti della terra un presente al Signore. 4 Ed Abele recò anch’egli dei primogeniti del suo bestiame minuto, e delle loro parti più adipose; ed il Signore mostrò gradimento ad Abele ed al suo presente. 5 Ed a Caino ed al suo presente non mostrò gradimento; e ne rincrebbe a Caino assai, e ne restò abbattuto. 6 Il Signore disse a Caino: Perché ti rincresce, e perché sei abbattuto? 7 Già se opererai bene sarai esaltato; ma se tu non operi bene… Il peccato sta coricato alla porta; egli ha desiderio di te, ma tu domini sopra di lui. 8 Caino disse (ciò) ad Abele suo fratello. Indi mentre erano in campagna, Caino, alzatosi contro Abele suo fratello, l’uccise.

 קַיִן Caino significa acquisizione e Abele הֶבֶל significa effimero. Già nei nomi vediamo come spesso noi genitori proiettiamo sui figli quelle che sono le nostre aspettative. Caino era il "primogenito" e come tale l'aspettativa era maggiore rispetto ad Abele il secondo genito. Le nostre proiezioni ed aspettative spesso ci spingono a creare, nostro malgrado, gelosia tra i figli e con loro. I figli entrano in una competizione e spesso questa competizione può avere esiti sconvolgenti. Infatti nella narrazione del testo è curioso come benché si inizi con Caino primogenito, per descrivere il mestiere dei figli si inizia con Abele, sottolineando che era un "pastore", e successivamente Caino che era un "agricoltore", come per dire che Adamo ed Eva davano più peso ad Abele quasi come dire che Caino avesse disatteso le aspettative dei genitori.

Spesso noi genitori non seguiamo e stimoliamo le attitudini dei figli che non rispondono alle nostre aspettative e rimaniamo delusi dai figli che hanno attitudini diverse, e questo può creare competizione. E' indubbio che i due fratelli erano in competizione tra loro e che questa competizione fu alimentata dai genitori. Possiamo affermare che non sia diverso oggi? Quante volte le cronache nere e giudiziali mettono in evidenza questa competizione tra fratelli? che quando non ha risvolti tragici finisce in una contesa civilistica in tribunale su questioni economiche ?Per questo motivo la Torah richiama la nostra attenzione sul primo problema che come genitori dobbiamo affrontare nell'educazione di figli: rispettare le attitudini dei figli e non metterli in competizione. In questo modo si salvaguarda l'unità della famiglia.

Quando Caino e Abele presentarono il dono a D-O, Caino lo fece nel modo sbagliato, con l'animo sbagliato, in competizione con il fratello; non era importante il dono in se, come atto di gratitudine nei confronti di D-O sarebbe stato certo gradito, ma era importante con quale spirito/attitudine si faceva il dono a D-O. Questo è l'insegnamento. D-O nel dialogo richiamò Caino sull'atteggiamento, provocando una reazione affinché prendesse consapevolezza di "se" e suggerendo: perché sei abbattuto?  Già se opererai bene sarai esaltato; ed avvertendolo che se non dominava la sua indole sarebbe caduto: Il peccato sta coricato alla porta. Quando non dominiamo la nostra indole possiamo porre in essere azioni di cui poi ci pentiamo, quindi siamo richiamati ad un processo di "introspezione" ovvero di prendere consapevolezza sulle nostre debolezze caratteriali, e "dominarle", ed in questo modo possiamo elevarci.

Caino ignorò la raccomandazione di D-O " ma se tu non operi bene… Il peccato sta coricato alla porta" e cedette alla sua inclinazione raggirando il fratello in modo da colpirlo. La narrazione descrive, seppure sinteticamente, un altro aspetto che apre ad ulteriori riflessioni. Caino parlo ad Abele, e poi lo uccise. E' chiaro che questa breva citazione oltre a sotto intendere un raggiro, può fornirci anche un'altra riflessione: Abele è stato capace di spegnere la rabbia di Caino? O in modo ingenuo ha alimentato questa rabbia facendo al fratello, in buona fede, la morale?

 

Erminio David Petronio


Parashat Vaierà, Genesi 17,1 - 22,24

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