domenica 23 novembre 2025

Lettera aperta agli antisionisti di destra– Parte IV

 


Dal IV–V secolo d.C., con la fine dell’Impero Romano d’Occidente (476), la penisola italiana entra in una lunga fase di frammentazione. Le strutture romane crollano e il territorio viene occupato da popolazioni diverse: latini romanizzati, Visigoti, Ostrogoti. Non esiste alcun “popolo italiano”; esistono gruppi distinti che convivono sotto ciò che resta dell’autorità romana prima e sotto regni romano-barbarici poi.

Nello stesso periodo, in Medio Oriente, in Terra d’Israele vive una componente stabile del popolo ebraico, sotto dominio romano e poi bizantino. Gli ebrei mantengono una forte identità religiosa, normativa e linguistica e restano un soggetto storico unitario sia nella terra d’origine sia nella diaspora, soprattutto babilonese.

VI–VIII secolo: Italia frammentata, continuità ebraica sotto nuovi imperi

Tra VI e VIII secolo l’Italia è ulteriormente divisa: dominio ostrogoto, parziale riconquista bizantina (Esarcato di Ravenna), invasione longobarda. Le identità diventano locali: romani d’Italia, longobardi, popolazioni miste. Nascono regni regionali e il papato assume un ruolo politico. Ancora nessuna idea di un’unica nazione italiana.

Nel Medio Oriente, nel frattempo, dopo la fase bizantina arriva la conquista arabo-islamica (VII secolo). Gli ebrei restano minoranza in Terra d’Israele — soprattutto in Galilea e Gerusalemme — mentre fioriscono grandi centri rabbinici in Babilonia, Persia ed Egitto. In questo periodo si sviluppano la Halakhah, le accademie rabbiniche e si fissa il Talmud babilonese, che consolida l’identità del popolo ebraico nel mondo.

IX–X secolo: l’Italia come mosaico di popoli; l’ebraismo come popolo unitario disperso

Tra IX e X secolo l’Italia è un mosaico di ducati longobardi, territori carolingi, principati locali e aree bizantine. In Sicilia si afferma anche una presenza araba. Le identità sono cittadine e regionali: romani, longobardi, “lombardi”, napoletani, siciliani, ecc. Il nome “Italia” ha solo un significato geografico, non politico né nazionale.

Il popolo ebraico, invece, vive in tre grandi aree:

  1. Terra d’Israele, con comunità piccole ma stabili;
  2. Il mondo islamico (Spagna, Nord Africa, Medio Oriente), dove spesso prospera;
  3. Le prime comunità in Europa cristiana (Francia, Germania).

Pur disperso, l’ebraismo mantiene una continuità culturale e religiosa: stessa Torah, stesso calendario, stessa liturgia. È un popolo senza Stato, ma non un popolo senza identità.

XI–XIII secolo: l’Italia dei Comuni; il popolo ebraico tra crociati e potenze islamiche

Tra XI e XIII secolo, in Italia esplodono i Comuni e le città-stato: Milano, Firenze, Pisa, Genova, Venezia. Coesistono Sacro Romano Impero, Stati della Chiesa, Regno di Sicilia. Non c’è alcuna unità politica e nessuna identità italiana condivisa; le identità sono cittadine: “fiorentini”, “veneziani”, “lombardi”.

In Terra d’Israele si alternano i crociati e poi le dinastie musulmane (Ayyubidi, Mamelucchi). Le comunità ebraiche vivono spesso tra tolleranza e persecuzioni, ma persistono a Gerusalemme, Hebron, Tiberiade, Safed. Parallelamente fioriscono grandi centri della cultura ebraica in Europa e nel mondo islamico (Rashi, Maimonide). Il popolo ebraico resta un’unica realtà culturale e religiosa, nonostante la dispersione.

XIV–XV secolo: Rinascimento italiano e rinascite ebraiche nel mondo ottomano

Durante XIV e XV secolo l’Italia è segnata da crisi (peste nera), guerre e successivamente dal Rinascimento. Nascono grandi Stati regionali come il Ducato di Milano, la Repubblica di Venezia, Firenze dei Medici, lo Stato Pontificio, il Regno di Napoli. Le identità sono regionali: toscani, lombardi, veneziani, napoletani. Non esiste una nazione italiana.

Nel Medio Oriente domina il Sultanato mamelucco; nel 1492 gli ebrei espulsi dalla Spagna si stabiliscono in gran numero nell’Impero Ottomano, inclusa Terra d’Israele. Nascono fiorenti comunità sefardite a Safed, Gerusalemme, Hebron. La continuità del popolo ebraico si rinnova e si rafforza.

XVI–XVII secolo: Italia politicamente divisa; ebraismo spiritualmente unito

Tra XVI e XVII secolo l’Italia è suddivisa tra domini spagnoli, asburgici, repubbliche indipendenti, ducati e lo Stato Pontificio. Non esiste uno Stato italiano né una lingua comune: si parlano volgari regionali. L’italianità è un concetto letterario, non nazionale.

Nel Medio Oriente l’Impero Ottomano controlla Terra d’Israele. Le comunità ebraiche — soprattutto Safed, Gerusalemme e Tiberiade — vivono una fase di rinascita mistica e culturale (la cabala di Safed). Nel resto del mondo, Polonia, Lituania, Impero Ottomano e anche alcune città italiane ospitano importanti comunità ebraiche. Torah, Shabbat, lingua ebraica e legame con Sion mantengono vivo un popolo unitario, pur senza Stato.

XVIII secolo – 1800: Italia divisa; popolo ebraico riconoscibile nel mondo

Alla vigilia dell’Ottocento l’Italia è ancora frammentata in una miriade di Stati: Savoia, Toscana, Stato Pontificio, Napoli, Venezia, Parma, Modena, ecc. Le conquiste napoleoniche ridisegnano i confini, ma ancora non esiste uno Stato italiano, né un popolo italiano nel senso moderno. L’identità nazionale nascerà solo nel XIX secolo con il Risorgimento.

In Terra d’Israele continua la presenza ebraica sotto dominio ottomano, con quartieri ebraici stabili a Gerusalemme, Safed, Hebron, Tiberiade. Parallelamente, l’Illuminismo e l’Emancipazione trasformano lo status degli ebrei in Europa. Nonostante la dispersione, il popolo ebraico rimane riconoscibile come nazione religiosa, culturale e storica, unita dalla Torah, dalla memoria condivisa e dal legame con la terra d’origine.

Conclusione e domanda chiave

Dunque, dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente fino al 1800, la penisola italiana non conobbe mai un popolo unico né uno Stato unitario. Esistevano molti popoli, molte lingue, molte culture e molti Stati diversi. L’Italia moderna è una costruzione politica recente. Al contrario, nello stesso arco di tempo, il popolo ebraico ha mantenuto una continuità sorprendente:

  • stessa fede,
  • stesso codice normativo,
  • stessa identità culturale,
  • stessa memoria storica,
  • stessa terra d’origine, pur essendo spesso dominato e disperso.

Da qui nasce la domanda inevitabile: Per quale motivo un’Italia — che per oltre un millennio non è mai esistita come popolo unico né come Stato — ha potuto rivendicare legittimamente un’unificazione nazionale, mentre agli ebrei, che sono sempre esistiti come popolo e come identità culturale legata alla stessa terra, si vorrebbe negare il diritto ad avere uno Stato proprio?

 

 

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