Dal IV–V
secolo d.C., con la fine dell’Impero Romano d’Occidente (476), la penisola
italiana entra in una lunga fase di frammentazione. Le strutture romane
crollano e il territorio viene occupato da popolazioni diverse: latini
romanizzati, Visigoti, Ostrogoti. Non esiste alcun “popolo italiano”; esistono
gruppi distinti che convivono sotto ciò che resta dell’autorità romana prima e
sotto regni romano-barbarici poi.
Nello stesso
periodo, in Medio Oriente, in Terra d’Israele vive una componente
stabile del popolo ebraico, sotto dominio romano e poi bizantino. Gli ebrei
mantengono una forte identità religiosa, normativa e linguistica e restano un
soggetto storico unitario sia nella terra d’origine sia nella diaspora,
soprattutto babilonese.
VI–VIII secolo: Italia frammentata, continuità ebraica
sotto nuovi imperi
Tra VI e
VIII secolo l’Italia è ulteriormente divisa: dominio ostrogoto, parziale
riconquista bizantina (Esarcato di Ravenna), invasione longobarda. Le identità
diventano locali: romani d’Italia, longobardi, popolazioni miste. Nascono regni
regionali e il papato assume un ruolo politico. Ancora nessuna idea di un’unica
nazione italiana.
Nel Medio
Oriente, nel frattempo, dopo la fase bizantina arriva la conquista
arabo-islamica (VII secolo). Gli ebrei restano minoranza in Terra d’Israele —
soprattutto in Galilea e Gerusalemme — mentre fioriscono grandi centri
rabbinici in Babilonia, Persia ed Egitto. In questo periodo si sviluppano la Halakhah,
le accademie rabbiniche e si fissa il Talmud babilonese, che consolida
l’identità del popolo ebraico nel mondo.
IX–X secolo: l’Italia come mosaico di popoli;
l’ebraismo come popolo unitario disperso
Tra IX e X
secolo l’Italia è un mosaico di ducati longobardi, territori carolingi,
principati locali e aree bizantine. In Sicilia si afferma anche una presenza
araba. Le identità sono cittadine e regionali: romani, longobardi, “lombardi”,
napoletani, siciliani, ecc. Il nome “Italia” ha solo un significato geografico,
non politico né nazionale.
Il popolo
ebraico, invece, vive in tre grandi aree:
- Terra d’Israele, con comunità piccole ma
stabili;
- Il mondo islamico
(Spagna, Nord Africa, Medio Oriente), dove spesso prospera;
- Le prime comunità in Europa
cristiana (Francia, Germania).
Pur
disperso, l’ebraismo mantiene una continuità culturale e religiosa: stessa
Torah, stesso calendario, stessa liturgia. È un popolo senza Stato, ma non un
popolo senza identità.
XI–XIII secolo: l’Italia dei Comuni; il popolo ebraico
tra crociati e potenze islamiche
Tra XI e
XIII secolo, in Italia esplodono i Comuni e le città-stato: Milano, Firenze,
Pisa, Genova, Venezia. Coesistono Sacro Romano Impero, Stati della Chiesa,
Regno di Sicilia. Non c’è alcuna unità politica e nessuna identità italiana
condivisa; le identità sono cittadine: “fiorentini”, “veneziani”, “lombardi”.
In Terra
d’Israele si alternano i crociati e poi le dinastie musulmane (Ayyubidi,
Mamelucchi). Le comunità ebraiche vivono spesso tra tolleranza e persecuzioni,
ma persistono a Gerusalemme, Hebron, Tiberiade, Safed. Parallelamente
fioriscono grandi centri della cultura ebraica in Europa e nel mondo islamico
(Rashi, Maimonide). Il popolo ebraico resta un’unica realtà culturale e
religiosa, nonostante la dispersione.
XIV–XV secolo: Rinascimento italiano e rinascite
ebraiche nel mondo ottomano
Durante XIV
e XV secolo l’Italia è segnata da crisi (peste nera), guerre e successivamente
dal Rinascimento. Nascono grandi Stati regionali come il Ducato di Milano, la
Repubblica di Venezia, Firenze dei Medici, lo Stato Pontificio, il Regno di
Napoli. Le identità sono regionali: toscani, lombardi, veneziani, napoletani.
Non esiste una nazione italiana.
Nel Medio
Oriente domina il Sultanato mamelucco; nel 1492 gli ebrei espulsi dalla Spagna
si stabiliscono in gran numero nell’Impero Ottomano, inclusa Terra d’Israele.
Nascono fiorenti comunità sefardite a Safed, Gerusalemme, Hebron. La continuità
del popolo ebraico si rinnova e si rafforza.
XVI–XVII secolo: Italia politicamente divisa; ebraismo
spiritualmente unito
Tra XVI e
XVII secolo l’Italia è suddivisa tra domini spagnoli, asburgici, repubbliche
indipendenti, ducati e lo Stato Pontificio. Non esiste uno Stato italiano né
una lingua comune: si parlano volgari regionali. L’italianità è un concetto
letterario, non nazionale.
Nel Medio
Oriente l’Impero Ottomano controlla Terra d’Israele. Le comunità ebraiche —
soprattutto Safed, Gerusalemme e Tiberiade — vivono una fase di rinascita
mistica e culturale (la cabala di Safed). Nel resto del mondo, Polonia,
Lituania, Impero Ottomano e anche alcune città italiane ospitano importanti
comunità ebraiche. Torah, Shabbat, lingua ebraica e legame con Sion mantengono
vivo un popolo unitario, pur senza Stato.
XVIII secolo – 1800: Italia divisa; popolo ebraico
riconoscibile nel mondo
Alla vigilia
dell’Ottocento l’Italia è ancora frammentata in una miriade di Stati: Savoia,
Toscana, Stato Pontificio, Napoli, Venezia, Parma, Modena, ecc. Le conquiste
napoleoniche ridisegnano i confini, ma ancora non esiste uno Stato italiano,
né un popolo italiano nel senso moderno. L’identità nazionale nascerà solo nel
XIX secolo con il Risorgimento.
In Terra
d’Israele continua la presenza ebraica sotto dominio ottomano, con quartieri
ebraici stabili a Gerusalemme, Safed, Hebron, Tiberiade. Parallelamente,
l’Illuminismo e l’Emancipazione trasformano lo status degli ebrei in Europa.
Nonostante la dispersione, il popolo ebraico rimane riconoscibile come nazione
religiosa, culturale e storica, unita dalla Torah, dalla memoria condivisa
e dal legame con la terra d’origine.
Conclusione e domanda chiave
Dunque,
dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente fino al 1800, la penisola italiana
non conobbe mai un popolo unico né uno Stato unitario. Esistevano molti popoli,
molte lingue, molte culture e molti Stati diversi. L’Italia moderna è una
costruzione politica recente. Al contrario, nello stesso arco di tempo, il
popolo ebraico ha mantenuto una continuità sorprendente:
- stessa fede,
- stesso codice normativo,
- stessa identità culturale,
- stessa memoria storica,
- stessa terra d’origine, pur
essendo spesso dominato e disperso.
Da qui nasce
la domanda inevitabile: Per quale motivo un’Italia — che per oltre un millennio
non è mai esistita come popolo unico né come Stato — ha potuto rivendicare
legittimamente un’unificazione nazionale, mentre agli ebrei, che sono sempre
esistiti come popolo e come identità culturale legata alla stessa terra, si
vorrebbe negare il diritto ad avere uno Stato proprio?
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