giovedì 14 marzo 2024

La Terra degli ebrei parte III


Israele: 4.000 anni di storia e il filo rosso di una presenza mai interrotta

Nel dibattito contemporaneo sul Medio Oriente, la memoria storica gioca un ruolo cruciale. Mentre le piazze si riempiono di slogan e semplificazioni, vale la pena fermarsi a guardare i dati storici e archeologici, che raccontano un legame tra il popolo ebraico e la terra di Israele lungo quasi quattro millenni.

Riprendiamo una cronologia essenziale, spesso dimenticata, che ricostruisce la continuità della presenza ebraica su quel territorio:

  • 1900 a.C. – Abramo, secondo la tradizione biblica, viene scelto da Dio come patriarca del popolo ebraico.

  • 1850 a.C. – Giacobbe, nipote di Abramo, guida le tribù di Israele.

  • 1400 a.C. – Mosè libera gli ebrei dalla schiavitù d’Egitto e li guida verso la “terra promessa”.

  • 1010 a.C. – Re Davide unisce le dodici tribù e stabilisce Gerusalemme come capitale.

  • 970 a.C. – Salomone, figlio di Davide, costruisce il Primo Tempio, cuore spirituale dell’ebraismo.

  • 722-586 a.C. – Le due monarchie ebraiche cadono prima sotto l’Assiria e poi sotto Babilonia. Gerusalemme viene distrutta e la popolazione deportata, ma la memoria e il legame con la terra non si spezzano.

  • 539-520 a.C. – I persiani conquistano Babilonia e permettono il ritorno degli esuli e la ricostruzione del Tempio.

  • 333 a.C. - 70 d.C. – La regione passa di mano più volte: Greci, Tolomei, Seleucidi e infine Romani, che distruggono il Secondo Tempio nel 70 d.C. Ma anche in questa fase, comunità ebraiche continuano a vivere in Israele.

Dopo la caduta di Gerusalemme, il territorio fu governato da Bizantini, Arabi, Crociati, Mamelucchi, Ottomani e infine dagli Inglesi sotto mandato britannico. Eppure, fonti storiche e testimonianze archeologiche attestano che non c’è mai stato un periodo in cui gli ebrei fossero del tutto assenti dalla regione.

La continuità non è solo fisica, ma culturale e spirituale: comunità che sopravvivono, sinagoghe che vengono ricostruite, pellegrinaggi che continuano nei secoli. L’ebraismo mantiene un legame indissolubile con la sua terra, anche in esilio.

Nel 1948, dopo la Seconda guerra mondiale e la Shoah, l’ONU vota la nascita dello Stato di Israele. Per il popolo ebraico, non fu la “concessione” di una terra, ma il riconoscimento internazionale di un legame storico e identitario.

Alla luce di questi dati, le rivendicazioni che negano il diritto degli ebrei a vivere in Israele appaiono storicamente deboli. Non si tratta di propaganda: la presenza ebraica è documentata da secoli di fonti storiche, testi religiosi, cronache romane e arabe, reperti archeologici.

Il cuore del conflitto odierno non è solo politico, ma narrativo: si tratta di chi controlla la storia. Ridurre la questione a uno “scontro territoriale” rischia di oscurare una realtà molto più complessa, che riguarda identità, fede e la sopravvivenza stessa di un popolo.

Il reportage si chiude con un invito, più che con una conclusione: ricostruire i fatti, studiare la storia e leggere le fonti originali. Solo così l’opinione pubblica potrà emanciparsi dalle semplificazioni e dai falsi storici che alimentano l’odio.

mercoledì 13 marzo 2024

La Terra degli ebrei parte II



Gerusalemme, storia contesa: 1.800 anni di presenza ebraica e il nodo delle rivendicazioni islamiche

Il sito ufficiale della Lega Araba racconta che il califfo Omar entrò a Gerusalemme nel 637 d.C., segnando l’inizio della dominazione islamica della città. Ma chi vi abitava prima?

Un’analisi storica mostra che Gerusalemme, prima dell’arrivo degli arabi musulmani, era già una città abitata da arabi ed ebrei, teatro di un lungo susseguirsi di conquiste. Nel 586 a.C., Nabucodonosor, re di Babilonia, conquistò e distrusse la città, deportando gran parte della popolazione ebraica a Babilonia. Questo evento è documentato nella letteratura ebraica e confermato da reperti archeologici.

Dal 586 a.C. al 637 d.C. intercorrono circa 1.200 anni, durante i quali gli ebrei hanno continuato a vivere in quella terra, che l’ebraismo considera sacra. L’islam, come religione, si diffonde solo a partire dal VII secolo, quindi secoli dopo l’insediamento ebraico.

Un punto spesso oggetto di dibattito è l’assenza di resti archeologici certi del Primo Tempio. Ma la mancanza di rovine non implica la sua inesistenza: in molte civiltà dell’epoca era consuetudine riutilizzare i materiali per nuove costruzioni. Gerusalemme, nei secoli, è stata conquistata e saccheggiata da persiani, greci, romani, bizantini e ottomani. L’ipotesi che le tracce del Tempio siano scomparse a causa di secoli di riutilizzi è plausibile e condivisa da numerosi storici.

Inoltre, la tradizione orale ebraica – poi trascritta nella Torah – narra che il popolo ebraico abitava queste terre fin dal 1800 a.C., con la nascita del Regno di Israele e di Giuda. E neppure il Corano nega questa presenza: riconosce Abramo come patriarca e Gesù come profeta, e lo stesso Gesù, ebreo, predicava in quella terra. Se Gesù è una figura storica, come afferma il Corano, è difficile sostenere che gli ebrei non avessero radici in Palestina.

Anche lo storico romano Giuseppe Flavio (37-100 d.C.) è un testimone prezioso: le sue opere non parlano di “cronache palestinesi” ma di “cronache giudaiche”, a conferma che la terra era identificata come abitata dal popolo ebraico, molto prima che Maometto fondasse l’islam.

Alla luce di questi dati storici, l’affermazione che gli ebrei non abbiano mai abitato Gerusalemme o non ne abbiano diritto appare insostenibile. Si tratta di una ricostruzione che non trova fondamento né nella storia né nelle stesse fonti islamiche.


martedì 12 marzo 2024

La Terra degli ebrei parte I

 

Palestina: tra storia, religione e identità. Smontare i miti per capire il conflitto

Hamas continua a invocare la cacciata degli ebrei dalla cosiddetta “Palestina”, ma forse è arrivato il momento di uscire dalla gabbia del politicamente corretto e guardare i fatti storici con lucidità. La domanda di fondo è: la terra rivendicata dall’islam è davvero “islamica”? È araba? Ed esistono davvero i “palestinesi” come popolo storico?

Le manifestazioni pro-Palestina in Occidente gridano slogan come “dalla riva al mare”, accusando Israele di genocidio. Ma questa narrativa ha fondamento storico?

Per provare a fare chiarezza, partiamo da una fonte inattaccabile: il sito ufficiale della Lega Araba (legaaraba.org/statuto.htm). Alla voce “civiltà araba”, si afferma chiaramente che l’ebraismo è stata la prima religione monoteistica, seguita dal cristianesimo e, solo in seguito, dall’islam. È una dichiarazione che rimette le cose in ordine: il calendario ebraico segna oggi l’anno 5784, quello cristiano il 2024, quello islamico il 1445.

Ne consegue che, sotto il profilo religioso, gli ebrei furono i primi ad avere un legame storico e spirituale con quella terra. Rivendicare oggi che essa sia “da sempre” islamica è, alla luce di questi dati, una forzatura storica.

Passando all’analisi etnica, il quadro è ancora più chiaro: sia gli arabi che gli ebrei appartengono al ceppo semitico, parlano lingue della stessa famiglia e hanno condiviso per secoli lo stesso territorio. La denominazione “Palestina” è di epoca romana, ma la presenza ebraica e araba nella regione risale a epoche molto anteriori.

Uno spunto particolarmente interessante arriva dalla sezione del sito della Lega Araba dedicata a Gerusalemme (Al Quds). Qui si afferma che i primi fondatori furono i cananei, una popolazione semita e idolatra, che venerava il dio Salem. È solo successivamente che gli ebrei introdussero il monoteismo, fondando i regni di Israele e di Giuda. L’islam, nato secoli dopo, eredita una città già sacra ma non originariamente islamica.

Da questa analisi, persino basata su fonti arabe, emerge una verità difficilmente contestabile: la cosiddetta “Palestina” è stata storicamente abitata da ebrei e arabi, ma il legame religioso e politico dell’ebraismo con quella terra è più antico di quello islamico.

Questa conclusione contrasta con la narrativa diffusa nei media occidentali e nelle università, dove il conflitto viene spesso ridotto a una questione di “colonialismo” o “occupazione”. In realtà, la posta in gioco è molto più complessa: riguarda identità, religione e il diritto di una popolazione di rimanere nella terra che le appartiene da millenni.


domenica 10 marzo 2024

Stop al GENOCIDIO

 


Questa è la notizia: Quindici deputati appartenenti al Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, già membri dell’Intergruppo parlamentare per la Pace tra Israele e la Palestina, faranno parte della delegazione italiana che partirà in missione dal prossimo 3 al 6 marzo, su iniziativa dell’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi), verso il valico di Rafah, tra l’Egitto e la Striscia di Gaza. Questi 15 gloriosi parlamentari italiani che partecipano a questa passerella grottesca non hanno capito che stanno facendo il gioco di HAMAS. La pace si costruisce sul realismo e non sulle passerelle mediatiche. Loro con la loro grottesca passarella non solo hanno legittimato l'azione terroristica allontanando, semmai ci fose stata una possibilità, la possibilità di un'accordo ma si SONO SPORCATI LE MANI DEL SANGUE DEI PALESTINESI, perché HAMAS sta utilizzando la protesta finanziata in tutto il mondo nelle piazze occidentali per fare pressione su Israele. Per questo motivo impediscono che la popolazione riceva gli aiuti umanitari e mettono i civili palestinesi nelle condizioni di essere uccisi. Più si scende in piazza per gridare STOP AL GENOCIDIO più il terrorismo paga a livello politico. 

Un'altra conseguenze di questi 15 CRETINI della politica italiana, unitamente alle associazioni femministe e studentesche di sinistra, è istigare all'odio contro gli ebrei in Occidente. L'antisionismo = antisemitismo. Infatti non sfugge come queste associazioni sinistroide che vogliono tutelare i diritti umani siano promotori di proteste nelle piazze contro simboli ebraici/sionisti, attività commerciali, e contro la polizia che cerca di contenere le proteste ormai impotente sul fronte dell'ordine pubblico. Ciò che stupisce è anche il fiancheggiamento dei cattolici buonisti che in nome della pace praticano il silenzio esattamente come facevano durante la deportazione degli ebrei, quasi che segretamente condividessero la punizione di D-O. Il paradosso è che i media (di sinistra) tacciano o sorvolano su queste considerazioni rendendosi anche loro complici di queste proteste con la loro copertura mediatica.




venerdì 1 marzo 2024

Lo stupro e l'islam

 

 

 

Il 17 Luglio del  2023 a Palermo si consuma uno orrendo stupro di gruppo da parte di 7 ragazzi italiani ai danni di una ragazza di 19 anni. Stupro di una ragazzina di 13 anni a Catania da parte di 7 egiziani. Ovviamente i media hanno dato molto rilievo alla vicenda di Palermo perché erano italiani e scarso rilievo alla vicenda di Catania perché erano immigrati arabi in un centro di accoglienza. In questo articolo desidero sottolineare le differenze ferme restando che si tratta sempre di un orribile crimine. 

Con un post del 19/08/2023 l'associazione di Palermo Le Onde ETS esprimono solidarietà alla vittima. A Catania un esempio l'associazione Thamaia denuncia la circostanza il  28/02/2024 su Catania Today. Alle associazioni femminili generalmente militanti di sinistra sfugge una differenza: la cultura di provenienza. Infatti l'evento di Catania è quasi ignorato dalle TV e dai Giornalisti perché si teme che parlare di stupratori tunisini o egiziani  possa creare un preconcetto sui "rifugiati" ospiti di un centro di accoglienza. 

La questione è un'altra, che non si tratta di un problema che riguarda gli ospiti di una struttura di accoglienza ma di cultura islamica. I criminali italiani di Palermo hanno si stuprato perchè erano in preda all'alcol o alle droghe o altro. Ma loro sapevano e sanno che è un atto criminale e le famiglie di appartenenza vivranno con vergogna l'azione dei loro figli e pagheranno per la loro BRAVATA CRIMINALE. I giovani arabi di Catania no.  E' parte della loro cultura islamica stuprare donne non musulmane. Secondo Suad Salih, professoressa all’università di al Azhar, possedere le mogli del nemico per il proprio piacere durante la guerra è lecito ed autorizzato dall’islam.  Secondo i giuristi di Daesh, nell'islam, è permesso vendere, comprare o offrire donne schiave, anche bambine. Perché giustificare questi crimini selvaggi contro esseri umani solo perché essi non sono musulmani? Queste affermazioni devono far riflettere e non sottovalutare il fenomeno degli stupri ad opera di immigrati musulmani (https://www.asianews.it/notizie-it/Imam-Drouiche:-Lo-stupro-di-cristiane-e-yazide-non-si-pu%C3%B2-considerare-un-diritto-islamico-(I)-42986.html). Loro vedranno come un atto di giustizia l'zione che hanno compito e le sentenze del tribunale lasciandoli a piede libero la prenderanno come una debolezza del sistema.

Papa Leone XIV sceglie di inaugurare il suo pontificato a Nicea

Il neoeletto Papa Leone XIV sceglie di inaugurare il suo pontificato con una visita pastorale a Nicea, come se bastasse tornare sul luogo de...