venerdì 16 febbraio 2024

L'islamizzazione dell'Occidente



L’Europa e la sfida dell’islamizzazione: tra libertà religiosa e rischio ideologico

In tutta Europa la presenza di moschee e luoghi di culto islamici è in costante crescita. Oggi se ne contano circa 1.800 nel Regno Unito, 2.500 in Francia, 1.000 in Spagna, 800 in Italia e oltre 2.600 in Germania. Un fenomeno in espansione che, se da un lato è espressione del diritto alla libertà religiosa, dall’altro solleva interrogativi sul futuro assetto sociale e culturale del continente.

Un monito in tal senso arrivava già oltre vent’anni fa dal Sinodo dei Vescovi per l’Europa. In quella sede, Mons. Giuseppe Germano Bernardini, arcivescovo di Izmir, riportò la convinzione di diversi leader musulmani: «Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo». Un messaggio, ribadito anche da altri esponenti religiosi, che interpretava l’avanzata dell’Islam non come una semplice questione di pluralismo religioso, ma come un disegno politico-culturale.

Secondo alcuni osservatori, il processo di islamizzazione non si limita alla sfera spirituale ma procede su più fronti: dalla jihad alla leva demografica, fino ai finanziamenti per la promozione culturale e per lo sviluppo di attività economiche legate al mondo islamico. Il punto critico – sostengono i critici – non è la presenza dell’Islam in sé, ma l’assenza di una chiara visione laica nella sua dimensione politica. Ciò rischierebbe di trasformare le società ospitanti, sfruttando i meccanismi democratici, fino a raggiungere una posizione dominante quando la presenza musulmana diventerà socialmente ed economicamente rilevante.

Il dibattito si intreccia oggi con la questione palestinese, che ha riacceso manifestazioni e proteste in tutta Europa. Molti movimenti progressisti, nel loro sostegno alla causa palestinese, rischiano – secondo alcuni analisti – di sposare in modo acritico un’idea di società che non necessariamente garantisce la parità di diritti tra uomini e donne, la libertà sessuale e la tutela delle minoranze. La sinistra, nel suo impegno per i diritti umani, sarebbe così esposta a una manipolazione ideologica che strumentalizza la retorica dell’integrazione e dell’antirazzismo.

In questo contesto, la domanda centrale resta aperta: l’Europa sta davvero costruendo una società pluralista e inclusiva, o sta sottovalutando i rischi di un cambiamento culturale che potrebbe minare i suoi stessi valori democratici?


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