mercoledì 14 febbraio 2024

Bambini vittime della guerra/Children Killed in War




Bambini uccisi in guerra: il conto che nessuno vuole fare
“I bambini sono sempre le prime vittime della guerra.”
È una frase che scivola spesso tra i titoli delle agenzie stampa e i discorsi ufficiali, ma che quasi mai riceve il rispetto politico e morale che merita. Perché, a ben guardare, i numeri parlano chiaro. E sono numeri che non fanno rumore.
Secondo Save the Children, almeno 545 bambini sono stati uccisi in Ucraina dall’inizio del conflitto nel 2022. Una cifra drammatica, eppure accettata con relativa serenità politica dall’Occidente che, senza esitazioni, continua a finanziare l’Ucraina in quella che viene definita una guerra “di difesa”. Una guerra che, per quanto giusta sul piano del diritto internazionale, sacrifica bambini nel nome della resistenza.

Eppure, nel discorso pubblico europeo, la tragedia ucraina non riceve la stessa condanna morale che accompagna altri conflitti, come quello a Gaza o in Yemen.
Perché? Perché, se l’Ucraina è una democrazia invasa da una potenza autoritaria, Israele – anch’esso una democrazia, attaccata brutalmente il 7 ottobre 2023 – non gode dello stesso sostegno incondizionato? Perché il dolore dei bambini ucraini appare “necessario”, mentre quello dei bambini palestinesi viene amplificato come simbolo di un’aggressione?
E soprattutto: chi decide quali bambini contano? I giornalisti in base alle loro posizioni ideologiche.

Il caso Gaza: chi controlla i numeri?

Nella Striscia di Gaza, le cifre sulle vittime civili – soprattutto i bambini – provengono esclusivamente dal Ministero della Sanità gestito da Hamas, un’organizzazione definita terroristica da gran parte della comunità internazionale.
Diversi osservatori, think tank e governi occidentali contestano giustamente l'affidabilità di questi numeri:

  • Non esistono organismi indipendenti che possano verificare le informazioni sul campo.
  • Non viene chiarita la distinzione tra civili e combattenti.
  • Le cifre vengono utilizzate come strumento di propaganda, con l’intento di suscitare condanna internazionale verso Israele.

Eppure, queste stesse cifre vengono spesso rilanciate dai media occidentali organici alla sinistra, senza alcun filtro critico, generando una narrazione sbilanciata in cui l’IDF (Israel Defense Forces) – l’esercito israeliano – è sistematicamente descritto come aggressore, anche quando agisce in risposta ad attacchi terroristici e con una strategia militare fondata sull’etica operativa.

L’IDF, infatti, applica un codice di condotta unico nel suo genere:

  • Emana avvertimenti preventivi alla popolazione civile (telefonate, messaggi, volantini).
  • Si avvale di consulenti legali militari per valutare la legittimità di ogni bersaglio.
  • Utilizza armi di precisione anche in zone densamente popolate.

Ma nessun esercito, per quanto etico, può evitare il prezzo umano in una guerra urbana dove i terroristi si nascondono tra i civili, utilizzati come scudi umani, sotto scuole, ospedali e moschee. Questo è l’effetto perverso della strategia di Hamas, che viola sistematicamente le Convenzioni di Ginevra usando i propri cittadini come scudi umani. Nonostante questa evidenza le manifestazioni nelle nostre piazze, sono contro Israele con la partecipazioni di organizzazioni palestinesi fiancheggiatrici e sostenitrici di HAMAS con il consenso di ANPI e Organizzazioni sindacali di sinistra.

Altri teatri di guerra (2023–2024): i bambini sotto attacco

L’ipocrisia del sistema internazionale emerge in tutta la sua crudezza quando si analizzano i conflitti “ignorati”. In Sudan, oltre 1.200 bambini sono morti tra maggio e dicembre 2023 nei campi profughi, secondo l’UNICEF. Nessuna mobilitazione globale.
Nella Repubblica Democratica del Congo, almeno 150 bambini sono stati uccisi nel solo 2023. In Siria, la guerra “dimenticata” ha continuato a mietere vittime: almeno 100 bambini uccisi nei bombardamenti su Idlib. Nel Tigray etiope, oltre 500 bambini sono morti di fame nel 2023 per via dei blocchi agli aiuti.

Silenzio. Quasi nessuna condanna pubblica. Nessun boicottaggio. Nessun embargo. Da parte di nessun leader della sinistra.

Chi decide quali bambini valgono?

Il discorso internazionale si fonda oggi su una gerarchia morale artificiale, in cui il valore della vita infantile è piegato alle convenienze geopolitiche. Nel caso dell’Ucraina, la causa è considerata legittima: il sostegno politico, economico e militare è pieno e costante, anche se i bambini muoiono. Nel caso di Israele, la legittima difesa viene relativizzata, condizionata, problematizzata, nonostante l’attacco del 7 ottobre sia stato tra i più sanguinosi attentati contro civili nella storia recente.

Perché questa differenza di trattamento?

Le ragioni sono strutturali:

  • Petrolio e investimenti arabi: i Paesi del Golfo detengono leve finanziarie immense, con interessi in banche, infrastrutture e startup occidentali.
  • Pressione migratoria: evitare di urtare la “sensibilità araba” è diventata una scelta politica interna in molte capitali europee.
  • Ideologia politica: molte sinistre occidentali confondono il legittimo dissenso verso il governo israeliano con un rifiuto ideologico dello Stato di Israele, spingendo verso una visione monocorde del conflitto.

Ipocrisia selettiva: il vero nemico della pace

Non esiste guerra giusta per un bambino. Non esiste missile intelligente abbastanza da risparmiare un’infanzia. Il vero scandalo non è solo la morte, ma la banalizzazione della morte, il suo utilizzo strumentale come leva politica o arma mediatica.

Chi finanzia l’Ucraina e condanna Israele.
Chi difende Gaza e dimentica il Sudan.
Chi piange per Aleppo e ignora Goma.
Tutti contribuiscono a una morale selettiva che uccide due volte: con le bombe e con il silenzio.

Conclusione: il diritto dei bambini non è negoziabile

Il dolore infantile non ha bandiera, non ha passaporto, non ha confessione religiosa.
Il mondo ha bisogno di coerenza, non di fazioni. Finché la comunità internazionale continuerà a decidere quali morti meritano indignazione e quali no, sarà complice di una violenza ipocrita e selettiva. Se un bambino viene ucciso a Kherson, a Sderot, a Nyala o a Idlib, il dovere morale è lo stesso: difendere la sua memoria, condannare chi lo ha ucciso, e impedire che accada ancora. Nel caso di Gaza chi ha ucciso il bambino è Hamas ed i leader ed intellettuali occidentali di sinistra che strumentalizzano in chiave antisemita quei bambini uccisi.

 

Children Killed in War: The Toll No One Wants to Count

“Children are always the first victims of war.”
It’s a phrase that often floats through press headlines and official speeches, yet it rarely receives the political and moral weight it deserves. Because when you look closely, the numbers speak clearly—and they speak in silence.

According to Save the Children, at least 545 children have been killed in Ukraine since the conflict began in 2022. A dramatic figure, yet one that is met with political composure in the West, which continues—without hesitation—to fund Ukraine in what is described as a “defensive war.” A war that, however justified under international law, sacrifices children in the name of resistance.

And yet, in European public discourse, the Ukrainian tragedy does not receive the same moral condemnation that accompanies other conflicts, such as Gaza or Yemen.
Why?
If Ukraine is a democracy invaded by an authoritarian power, why doesn’t Israel—also a democracy, brutally attacked on October 7, 2023—receive the same unconditional support?
Why does the suffering of Ukrainian children appear “necessary,” while that of Palestinian children is amplified as a symbol of aggression?
And above all, who decides which children matter? Journalists, perhaps, guided by their ideological positions.

The Gaza Case: Who Controls the Numbers?

In Gaza, civilian casualty figures—especially those of children—are provided almost exclusively by the Ministry of Health run by Hamas, an organization designated as terrorist by the United States, the European Union, the United Kingdom, Canada, and others.

Multiple observers, security think tanks, and Western governments rightfully question the reliability of these figures:

  • There are no independent bodies able to verify the data on the ground.
  • There is no clear distinction between civilians and combatants.
  • The numbers are used as a propaganda tool to fuel international outrage against Israel.

Nevertheless, these same figures are often echoed by Western media aligned with leftist narratives, without any critical filter—creating a one-sided account in which the IDF (Israel Defense Forces) is systematically portrayed as the aggressor, even when responding to terrorist attacks and operating under a military doctrine based on ethical conduct.

In fact, the IDF implements a unique code of conduct, which includes:

  • Advance warnings to civilians (phone calls, messages, leaflets).
  • Legal advisors embedded with military units to assess target legitimacy.
  • Use of precision-guided weapons, even in densely populated areas.

But no army, no matter how ethical, can fully prevent civilian casualties in urban warfare, especially when terrorists use civilians as human shields, hiding beneath schools, hospitals, and mosques. This is the perverse effect of Hamas’s strategy, which systematically violates the Geneva Conventions by using its own population as shields.

Despite this reality, protests in our streets are directed against Israel, often organized or supported by Palestinian groups aligned with or sympathetic to Hamas, with the backing of leftist trade unions and the ANPI.

Other War Theaters (2023–2024): Children Under Attack

The hypocrisy of the international system becomes starkly evident when examining ignored conflicts.

  • In Sudan, more than 1,200 children died between May and December 2023 in refugee camps, according to UNICEF. No global mobilization.
  • In the Democratic Republic of Congo, at least 150 children were killed in 2023 alone.
  • In Syria, the "forgotten war" continued to claim victims: at least 100 children were killed in airstrikes on Idlib.
  • In Ethiopia’s Tigray region, over 500 children died of starvation in 2023 due to blocked humanitarian aid.

Silence.
Almost no public condemnation. No boycotts. No embargoes. Not from any left-wing political leader.

Who Decides Which Children Matter?

Today’s international discourse is built upon an artificial moral hierarchy, in which the value of a child’s life is shaped by geopolitical convenience.

  • In Ukraine, the cause is considered legitimate: political, economic, and military support flows constantly—even if children die.
  • In Israel, legitimate self-defense is relativized, conditional, problematized, despite the October 7th attack being one of the deadliest assaults on civilians in recent history.

Why this double standard?

The reasons are structural:

  • Oil and Arab investments: Gulf nations hold enormous financial power, with stakes in Western banks, infrastructure, and startups.
  • Migration pressure: Avoiding offense to “Arab sentiment” has become a political calculation in many European capitals.
  • Ideological bias: Many Western leftist circles confuse dissent toward Israel’s government with outright hostility toward the state’s existence, pushing a one-dimensional narrative of the conflict.

Selective Hypocrisy: The Real Enemy of Peace

There is no such thing as a just war for a child.
There is no smart bomb precise enough to spare a childhood.

The real scandal isn’t just the death of children—it’s the banalization of that death, its instrumental use as political leverage or media weapon.

Those who fund Ukraine and condemn Israel.
Those who defend Gaza and forget Sudan.
Those who weep for Aleppo and ignore Goma.
All contribute to a selective morality that kills twice: once with bombs, and once with silence.

Conclusion: The Rights of Children Are Non-Negotiable

A child’s pain knows no flag, no passport, no religion.

The world needs coherence, not factions.
As long as the international community continues to decide which deaths deserve outrage and which do not, it will remain complicit in a hypocritical and selective violence.

Whether a child is killed in Kherson, Sderot, Nyala, or Idlib, the moral duty is the same:
to honor their memory, condemn their killers, and prevent it from ever happening again.
In the case of Gaza, those responsible are Hamas—and the Western left-wing leaders and intellectuals who weaponize those children's deaths through antisemitic narratives.

 

 

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