giovedì 14 novembre 2024

Chi sono i palestinesi? Parte I



Per chi ignora la storia del medio-oriente o per chi è ideologicamente formattato per odiare gli ebrei.

I Palestinesi come popolo non sono mai esistiti perché sono "Arabi", semiti, come gli ebrei ma di un altro ramo abramitico (anche gli arabi musulmani dicono di discendere da Abramo, che abitavano nelle terre tra la Siria, Giordania ed Egitto (Wikipedia cita sbagliando la Palestina) . Gli arabi che abitavano queste terre erano politeisti e animisti. Gli ebrei si insediarono  come semiti essi stessi in questa terra che chiamavano Canaan. 

In questo periodo, fino all'anno 1000 a.C. circa, queste popolazioni-tribù beduine dedite alla pastorizia, all'agricoltura ed all'artigianato, governate da Re, erano in continua lotta tra loro. Gli ebrei anche lottarono contro di loro per ragioni religiose perché odiavano l'idolatria di questi popoli mentre loro portavano la rivelazione dell'Unico D-O.

Queste informazioni storiche sono anche reperibili sul sito della Lega Araba https://www.legaaraba.org/alqdus/indexQuds.htm : "All'inizio dell'era del bronzo, la tribù di Yebus, proveniente dal cuore della Penisola Araba nel 2300 avanti Cristo, fu la prima a costruire la città santa di Gerusalemme. Gli storici e gli archeologi tra cui Kathelin Mery Kenion, conosciuta come la signora dei ricercatori del ventesimo secolo, ha affermato che i primi fondatori di Al Quds furono arabi. Gli scavi archeologici hanno comunque dimostrato che le mura della città risalgono almeno a 1800 anni prima di Cristo, cioè ad almeno 800 anni prima della comparsa degli ebrei". Ancora dicono: "Gli storici affermano inoltre che gli Anbati(la cui capitale fu la bella città giordana di Petra), spesso in conflitto con gli Adomiti ,anche loro di origine araba, essi lasciarono la Penisola araba 500 anni avanti Cristo per stabilirsi nella la regione sud di Canaan che si estende dal mar Morto(un lago salato in Palestina) al mar Rosso, e costruissero un Regno che si estese dall'Eufrate al mar Rosso". Omettono di dire che in realtà tra queste popolazioni cera tutto il ceppo semita, tra cui gli ebrei. Infatti il testo riporta informazioni che sono riportate dalla Torah degli ebrei che cita gli stessi popoli.

Tuttavia, a dispetto di quanto affermano gli odiatori di Israele, loro lottavano solo se l'idolatria si manifestava nella terra che Abramo ricevette come promessa da D-O, e non avevano, e non hanno, alcun interesse a conquistare altri territori perché è loro proibito anche dalla Torah. Questa fu l'unica guerra di conquista che fecero. 

E' nell'anno 1000 a.C. che Re Davide conquisto Gerusalemme e ne fece la capitale del suo regno.  Prima la terra di Canaan era controllata dagli egiziani e quando vi giunsero gli ebrei nel 13 secolo a.C. era dominata dai Filistei, popolazione indoeuropea di origine dell'egeo e dell' Anatolia. Non arabi.

Quindi a conclusione di questa prima riflessione possiamo affermare che gli arabi e gli ebrei vivevano insieme sul medesimo territorio identificabile con l'odierna Siria, Giordania, Libano fino all'Egitto. Erano tribù che guerreggiavano tra loro, tra arabi stessi. Gli ebrei con Davide conquistarono Gerusalemme, abitata da una popolazione Araba, mentre il restante della terra di Canaan era abitata anche da popolazioni non arabe.

Durante il regno di Babilonia ( distrussero il primo Tempio costruito da re Salomone) ed Assiro nel 600 a.C. inizio la diaspora ebraica indeboliti a causa delle divisioni interne . La diaspora ebraica termina con la conquista di Babilonia da parte dei persiani che consentirono agli ebrei di Tornare a Canaan. Lo stato ebraico non esisteva più ed il potere era esercitato dai Sacerdoti.

Nel 300 a.C. Canaan è conquistata dai persiani e successivamente dai greci (Regno dei Tolomei). Sotto la conquista ellenica dei Seleucidi si tenta di ellenizzare i regni ebraici ma la rivolta dei Maccabei della tribù di giuda mette fine al regno dei Seleucidi per il rifiuto degli ebrei di assimilarsi alla cultura ellenica. Comunque lo stato ebraico si presentava diviso in dispute religiose tra Farisei, Sadducei e esseni). Fino a qui non esistevano i palestinesi.

Nel 60 a.C. l'impero Romano occupa il territorio ebraico della Giudea (no Palestina) e diventa una provincia romana. Anche in questa epoca assistiamo a rivolte e migrazioni degli ebrei, sempre per lo stesso motivo, il mantenimento dell'identità ebraica. Viene distrutto il II Tempio dai romani a causa delle rivolte ebraiche del 70 d.C.  Gerusalemme - Aelia Capitolina per i romani. Dalla conquista dei babilonesi a quella dei romani, si sviluppano le diaspore ebraiche in asia, africa, America, Europa ecc.

I romani chiamarono Canaan la terra dei filistei - Palashtu (non arabi ma antico popolo indoeuropeo ) come era identificata dagli scribi assiri. Il I sec. D.C. i romani piegarono il territorio della giudea, sotto l'imperatore Adriano, per cancellare l'identità ebraica imponendo alla provincia romana il nome di "Palestina". Questo nome fu attribuito alla terra di Israele per cancellare l'identità ebraica. Occorre a conclusione di questa parte osservare che fino al dominio dell'impero romano i palestinesi come popolo non esistevano ma solo arabi, ebrei e elleni. L'islam non esisteva, ma solo il monoteismo ebraico e l'idolatria praticata da Arabi, Romani e Greci. Questo è da comprendere perché il problema palestinese nasce con l'Islam.





martedì 12 novembre 2024

Le democrazie occidentali ostaggio della retorica della sinistra Parte I





Nel 1889 nasce a Parigi l'internazionale socialista e la seconda internazionale socialista nasce 1951 a Francoforte. L'Internazionale Socialista si ricostituì dopo la seconda guerra mondiale nel 1947 a Zurigo. Oggi abbiamo l'Unione Internazionale della Gioventù Socialista. In sintesi si tratta di un'unione di partiti operai, socialisti e comunisti associati a livello internazionale. Ometto di citare le internazionali dei comunisti guidati da Mosca.

Le idee centrali della II Internazionale socialista furono il perseguimento della "giustizia sociale" la "libertà" e la "pace mondiale" Idee eticamente condivisibili se non fosse per l'impossibilità di attuarle, non perché sia utopica, ma perché carente di analisi della realtà sociale ed economica, che è dinamica e non codificabile in un principio calato dall'alto. Questa postulato si basa su un'idea romantica quanto impossibile.

La società umana è costituita di popoli distinti tra loro per cultura, tradizioni, aspirazioni, e questo è un dato. I popoli orientali hanno loro valori e tradizioni, i popoli medio-orientali i loro, gli europei i loro ecc. Dentro questo insieme ampio, abbiamo un sottoinsieme ancora più limitato: le nazioni. Anche se i socialisti si ostinano a negare l'idea della "nazione" perché la riconducono ad una idea fascista, idea sbagliata, perché questa idea la ritroviamo nella Torah (come da tradizione orale 1300 anni a.C.).

Se per un assunto ideologico, assimilabile ad un dogma religioso, pretendiamo di ignorare la specificità delle nazioni, fatte da lingua, religione, cultura artistica, storia ecc, rischiamo di sbagliare, come di fatto accade, la traiettoria delle analisi per  il perseguimento della "giustizia sociale" la "libertà" e la "pace mondiale". In questo senso piaccia o no Vannacci nel suo libro dice una cosa corretta: le differenze esistono, anche se abilmente manipolata nei dibattiti politici da esponenti della sinistra italiana ripetendo i loro mantra.

Per ultimo abbiamo i sotto gruppi che sono rappresentanti dai partiti politici, dalle religioni ed anche da coloro che non assumono posizioni perché non condividono nessuna posizione, astenuti e atei o altro. Questi sotto gruppi  sono una realtà e se non si comprendono le loro ragioni e si insiste a promuovere la propria visione della  "giustizia sociale" la "libertà" e la "pace mondiale", l'ideologia di sinistra non avrà mai soluzioni e raccoglierà sempre fallimenti.

Questa è la premessa, è necessaria per comprendere come e perché le destre sono in rimonta contro la retorica della sinistra, proprio perché comprendono che la giustizia sociale, le libertà e la pace mondiale comportano compromessi ed anche revisione coraggiosa di alcuni postulati che non siamo tutti uguali come popoli, come nazioni e come individui e se non accogliamo queste particolarità avremo sempre società instabili. Per esempio le destre europee hanno rivisto le loro posizioni sul sionismo mentre la sinistra no.

Continuare la retorica dell'antifascismo (dimenticando che questi movimenti fascisti sono il prodotto delle sinistre e non delle forze laiche e liberali) perché vediamo nelle destre del nostro secolo una riedizione del fascismo, franchismo, nazismo, significa non osservare la realtà e non interpretare i veri bisogni delle persone, i problemi delle singole nazioni, i movimenti sociali nelle varie parti della terra. La domanda sarebbe: perché le destre crescono? Cosa non abbiamo capito della realtà che emerge? Il ricorso al Lupo al Lupo è controproducente. Il pensiero unico, ovvero, l'idea "dogmatica" che tutti dobbiamo percepire, vedere, ragionare, condividere gli setti valori, è sbagliata. 

domenica 10 novembre 2024

La questione demografica-Il cancro dell'occidente


L'occidente ha un cancro che si chiama calo demografico. Il calo demografico sta diventando un problema economico e sociale per le nostre società opulente ed orientate ai diritti della persona (alla felicità ed autodeterminazione) che si esprimono nell'elevato livello economico e nella necessità di avere i nostri spazi, quali la libertà di viaggiare, di andare in palestra, dall'estetista, di coltivare i nostri hobby qualunque essi siano , di sperimentare nuovi stili di vita ecc. Il mantra tra i giovani già dagli anni 60 in poi era che fare figli limita le nostre economie e liberta, ha prodotto un vistoso calo demografico. In Italia siamo passati ad una media di 4.3 figli per famiglia prima della grande guerra ad un tasso ora del 1,25 per famiglia. Ovviamente ignoriamo l'impatto economico del calo demografico sul sistema economico e sociale che dal dopo guerra le democrazie europee e il nostro paese hanno cominciato ad avvertire definendolo giustamente "il problema demografico". Perché?

La prima considerazione è l'impatto sul sistema pensionistico. Abbiamo sempre sognato e sogniamo la pensione come un traguardo nel mezzo della nostra vita per godersi il frutto del nostro lavoro unitamente al riposo ed a coltivare i nostri Hobby. Ora ci accorgiamo che l'età pensionistica si alza, e che il sistema pensionistico non è più sostenibile perché i costi delle erogazioni superano i versamenti contributivi. Ci siamo accorti che non fare figli al momento paga, ma ci rende più poveri per il periodo più grigio della nostra vita. Quando calano i figli ad un tasso 1,25 per famiglia significa che o nostro figlio dovrà pagare di più e molto per la sostenibilità del sistema, o che il futuro pensionato dovrà vedersi ridurre l'aspettativa del livello economico atteso, per vivere la propria seconda parte della vita con dignità, e quindi dovrà risparmiare di più durante la vita lavorativa per avere un capitale sufficiente durante la vecchiaia. Direbbero i saggi: la coperta è corta.

Un altro aspetto del calo demografico è il costo della sanità che aumentando la popolazione di persone meno giovani, quindi più esposti alle cure sanitarie, ha la necessità di più risorse finanziarie che comunque, a causa delle aspettative che la società moderna ha nello stato sociale (pensioni, scuola, casa, immigrazione, difesa ecc), non riesce a garantire adeguati livelli di prestazione. Di qui la necessità di promuovere l'assicurazione privata a sostegno delle cure sanitarie. Quindi fare meno figli comporta meno forza lavoro e meno gettito fiscale a fronte di aumentate esigenze sociali delle nuove generazioni. Al decremento demografico comunque un incremento delle aspettative nei confronti dello stato.

Possiamo concludere l'analisi valutando un altro aspetto della crisi demografica: l'assistenza, ovvero il bisogno di assistenza morale e fisica degli anziani. Oggi noi sentiamo il bisogno di Badanti e la necessità di posti letto nelle RSA; questo significa che aumentando la popolazione di anziani a fronte di 1,25 figli per famiglia, l'anziano avrà bisogno di assistenza morale e fisica che non potrà ricevere dai figli ma dovrà pagarlo, e considerando che le pensioni tendono a diminuire, ed i figli non sono più numerosi ed il solo figlio non potrà sostenere economicamente lo sforzo dell'assistenza se non avrà un reddito elevato. Possiamo affermare che la vecchia sarà un lusso.

La politica in tutta Europa cerca di dare risposte con politiche per la natalità (asili nido, spese per la scuola, ecc) ma queste politiche non sono sufficienti perché comportano sempre costi e la generazione di oggi dell'1,5 quando sarà vecchia avrà seri problemi. Solo i ricchi potranno sopravvivere alla vecchiaia. Neanche l'immigrazione potrà risolvere il problema perché loro non potranno sostituirsi affettivamente ai figli e non potranno costituire un supporto emotivo e comunque vedranno i "vecchi" o come un'opportunità economica o un peso sociale. Tutto dipenderà dal reddito. Occorre una rivoluzione culturale, tornare almeno ad un tasso di crescita demografica di 3 figli per nucleo familiare; ma questa rivoluzione culturale richiede meno egoismo, meno tempo per se e più tempo per gli altri. Dobbiamo tornare alla Torah/Bibbia quando in Genesi 1: 28 E Iddio li benedisse, e disse loro: Fruttate e moltiplicate, ed empiete la terra, ... Possiamo verificare alla luce delle valutazioni fatte l'invito che D-O ha dettato nel testo sacro dei cristiani/ebrei non solo ha un valore etico, ma un impatto economico e sociale di medio e lungo periodo molto negativo. 



Il confronto delle idee, è possibile?

Viviamo in una società "democratica" dove, come in tutte le democrazie occidentali, esiste la libertà di opinione, libertà di comunicare mediante stampa, social, Tv, radio. Libertà di dire tutto ed il contrario di tutto, di mentire, di enfatizzare, di alterare costruire narrazioni ecc. 
Quotidianamente ci vengono proposti dibattiti con evidenti linee editoriali che ad un attento ascolto evidenziano l'orientamento pro qualcosa o qualcuno, per un'idea politica o un'altra. Ma la domanda è: è possibile che ci sia un confronto di idee onesto ed imparziale?
Ci sono degli ambiti in cui il confronto è possibile ed in alcuni ambiti in cui il confronto non è possibile. Il confronto di idee è possibile dove non c'è alla base un'idea etica sociale ma un interesse dell'individuo. 
Nell'ambito del business, degli affari, confrontarsi è possibile ed è utile e necessario quando le parti vogliono raggiungere un obiettivo comune quando per raggiungerlo è necessario negoziare per trovare una soluzione soddisfacente. In ambiti sportivi è possibile confrontarsi  in quanto i parametri di misurazione sono oggettivi, ed in ambito artistico è possibile confrontarsi quando pur avendo sensibilità e gusti diversi è possibile trovare aspetti da condividere. 
Nell'ambito politico-sociale non è possibile confrontarsi ma solo scontrarsi perché manca l'interesse comune di capire le ragioni dell'altro e si parte da presupposti ideologici e dall'assunto che i propri valori siano veri. Per questo motivo quando assistiamo ai dibattiti politici non solo non si comprendono le ragioni dell'uno rispetto l'altro, tanto meno troviamo momenti di sintesi. E' solo scontro.
Anche nell'ambito religioso, ed in particolare tra le religioni monoteistiche (islam, cristianesimo, ebraismo) non è possibile dialogare perché gli assunti dogmatici definiti dai testi sacri non consentono margini di dialogo. La storia delle tensioni, spesso anche violente, tra cattolicesimo e protestantesimo ne sono un'evidenza. Anche nell'islam abbiamo uno scontro, anche violento, tra musulmani sciiti e sunniti. Tra gli ebrei dobbiamo risalire al 900 a.C.  alla conflittualità tra il Regno di Giuda ed il Regno di Israele quando le tribù si divisero. Il rapporto tra i due regni fu prevalentemente conflittuale, sebbene questi conflitti siano stati poco più che scaramucce di frontiera. 
Quando si parte da posizioni valoriali opposte in politica come nella religione, il confronto non può esistere. Esiste la sordità alle ragioni dell'altro, la prevaricazione delle proprie idee e l'incomprensibilità del confronto che comunque porta ad un binario morto, non trasferisce nulla a chi ascolta. Ma tra i due ambiti, politico e religioso, lo scontro tra le religioni è più profondo e non negoziabile. Questo scontro culturale lo si evince dal tentativo del "dialogo interreligioso", un tentativo ipocrita delle leadership religiose più di rispondere alla richiesta della politica che non nel cercare di comprendere le ragioni dell'altro. E'  praticamente impossibile.
I cristiani delle differenti "confessioni" dialogano, ma rivendicano reciprocamente il primato delle loro verità, come i musulmani dialogano tra loro ma rivendicano la legittimità della  loro linea di discendenza. Cristiani e musulmani, a livello istituzionale dialogano, ma rivendicano le loro verità assolute. Il dialogo ed il confronto sono un inganno per le masse.



Parashat Noah Genesi 6:9-11:32



TEMI

  • Il diluvio Genesi 6:9-8:22
  • Il patto Genesi 1-9
  • Discendenza di Noé Genesi 10-11

Quando nella famiglia si disonorano i genitori

9:18 I figli di Noè usciti dall’arca erano: Scem, Hham, e Jèfeth; e Hham è il padre di Cànaan. 19 Questi tre sono i figli di Noè, e di questi la progenie si sparse per tutta la terra. 20 Noè, uomo agricola, incominciò, e piantò una vigna. 21 E bevuto del vino, si ubbriacò, e si denudò entro la sua tenda. 22 Hham, padre di Cànaan, vide le vergogne di suo padre, e narrò la cosa ai due suoi fratelli al di fuori. 23 Scem e Jèfeth presero una coperta, e postala sulla schiena di amendue, camminarono a ritroso, e coprirono le vergogne del loro padre, tenendo il volto indietro, e le vergogne del loro padre non videro. 

Sono trascorse 10 generazioni da Adamo e Caino e la famiglia continua ad essere al centro della narrazione della Torah in cui la famiglia di Noé è protagonista di un evento traumatico, non si parla di "fratricidio" ma ora si parla di "pudore" rispetto del genitore. Noè si inebria e suo figlio  Hham lo vede nudo e ne parla ai fratelli. Perché la Torah  narra questo evento? Cosa dobbiamo comprendere? Perché il figlio  Hham si è stupito al punto di narrarlo ai fratelli? Cosa stava facendo Noè nudo nella sua tenda? Perché Noè si è irritato?

Ciò che possiamo notare, come per la storia della famiglia di Adamo ed Eva, anche con la famiglia di Noè continuano a manifestarsi incomprensioni, debolezze e comportamenti diversi tra i figli. Non sappiamo cosa abbia fatto Hham, perchè la Torah non entra nel merito ma possiamo desumere dalla tradizione orale la prima idea che emerge è "la mancanza di rispetto per il padre" perché ne parlo con  fratelli, quasi come scherno, considerata la reazione dei fratelli. Infatti quando nella narrazione si prosegue:..quando Noè seppe cosa aveva fatto il figlio minore...si fa intendere che in realtà il problema non fu solo di pudore ma una relazione sessuale incestuosa se consideriamo che nel linguaggio "vedere la nudità"  può intendere un rapporto sessuale addirittura con la madre, ovvero con la moglie di Noè ( Levitico 20,17 Se uno prende la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e vede la nudità di lei e lei vede la nudità di lui, è un'infamia; tutti e due saranno tolti via sotto gli occhi dei figli del loro popolo; quel tale ha scoperto la nudità della propria sorella; porterà la pena della sua iniquità).

Vediamo la responsabilità di Noè nel perdere il controllo ubbriacandosi di vino, la violazione dell'intimità dei genitori da parte del figlio minore e il tentativo da parte degli altri fratelli di salvaguardare il padre coprendone l'umiliazione. Solo un fatto grave come un "incesto" può giustificare una reazione cosi forte da parte di Noè ...24 Svegliatosi Noè del suo vino, seppe ciò che gli fece il suo figlio minore. 25 E disse: Maledetto Cànaan Infimo schiavo sia de’ suoi fratelli. Come per la storia di Caino e Abele benché si nasca nella stessa famiglia, e si sia ricevuto la medesima educazione o opportunità, i figli crescendo acquisiscono una loro personalità sviluppando attitudini positive o negative. E' vero che l'educazione è importante, ma trova il suo limite nella personalità della persona che rimane un individuo a se stante, e nelle esperienze che fa durante la crescita.

Questo introduce un ennesimo concetto, quello del Karma. Le attitudini/inclinazioni positive e negative si trasmettono a livello genetico. Come per la genealogia di Caino cosi anche quello di Hham si sviluppa con un karma negativo. La Torah ci sta insegnando che riceviamo una inclinazione dai genitori, positive e negative, ma sono le scelte che facciamo, positive e negative, che possono condizionare il nostro futuro ed il futuro dei nostri figli ecc. Quindi non solo la famiglia è la base della società, ma le nostre scelte possono modificare gli eventi. Ancora oggi possiamo essere protagonisti della nostra vita con le nostre scelte e se scegliamo con saggezza, possiamo segnare per le generazioni future uno sviluppo positivo lasciando loro la responsabilità di proseguire sul tracciato indicato o modificarlo. Similmente se scegliamo in modo istintivo avremo un risultato opposto, e comunque ogni singolo può modificare positivamente la traiettoria.

La Torah con esempi di famiglie ci indica quali sono le debolezze umane e le conseguenze, per spingerci a migliorare noi stessi.

Erminio David Petronio


Parashat Bereshit 1:1-6:8



TEMI

  • La creazione Genesi 1:1-26
  • La creazione dell'Uomo e della donna Genesi 2:1-25
  • La caduta Genesi 3:1-24
  • Il primo omicidio Genesi 4:1-26
  • Discendenza di Adamo Genesi 5:1-6:8

Perché il fratricidio è il primo evento narrato?

4:1 L’uomo poi avendo conosciuto Eva sua moglie, questa rimase incinta, e partorì Caino, e disse: Ho acquistato un uomo col (l’ajuto del) Signore. 2 Indi partorì eziandio suo fratello Abele. Abele fu pastore di bestiame minuto, e Caino fu agricoltore.3 Al termine di qualche tempo Caino recò dei prodotti della terra un presente al Signore. 4 Ed Abele recò anch’egli dei primogeniti del suo bestiame minuto, e delle loro parti più adipose; ed il Signore mostrò gradimento ad Abele ed al suo presente. 5 Ed a Caino ed al suo presente non mostrò gradimento; e ne rincrebbe a Caino assai, e ne restò abbattuto. 6 Il Signore disse a Caino: Perché ti rincresce, e perché sei abbattuto? 7 Già se opererai bene sarai esaltato; ma se tu non operi bene… Il peccato sta coricato alla porta; egli ha desiderio di te, ma tu domini sopra di lui. 8 Caino disse (ciò) ad Abele suo fratello. Indi mentre erano in campagna, Caino, alzatosi contro Abele suo fratello, l’uccise.

 קַיִן Caino significa acquisizione e Abele הֶבֶל significa effimero. Già nei nomi vediamo come spesso noi genitori proiettiamo sui figli quelle che sono le nostre aspettative. Caino era il "primogenito" e come tale l'aspettativa era maggiore rispetto ad Abele il secondo genito. Le nostre proiezioni ed aspettative spesso ci spingono a creare, nostro malgrado, gelosia tra i figli e con loro. I figli entrano in una competizione e spesso questa competizione può avere esiti sconvolgenti. Infatti nella narrazione del testo è curioso come benché si inizi con Caino primogenito, per descrivere il mestiere dei figli si inizia con Abele, sottolineando che era un "pastore", e successivamente Caino che era un "agricoltore", come per dire che Adamo ed Eva davano più peso ad Abele quasi come dire che Caino avesse disatteso le aspettative dei genitori.

Spesso noi genitori non seguiamo e stimoliamo le attitudini dei figli che non rispondono alle nostre aspettative e rimaniamo delusi dai figli che hanno attitudini diverse, e questo può creare competizione. E' indubbio che i due fratelli erano in competizione tra loro e che questa competizione fu alimentata dai genitori. Possiamo affermare che non sia diverso oggi? Quante volte le cronache nere e giudiziali mettono in evidenza questa competizione tra fratelli? che quando non ha risvolti tragici finisce in una contesa civilistica in tribunale su questioni economiche ?Per questo motivo la Torah richiama la nostra attenzione sul primo problema che come genitori dobbiamo affrontare nell'educazione di figli: rispettare le attitudini dei figli e non metterli in competizione. In questo modo si salvaguarda l'unità della famiglia.

Quando Caino e Abele presentarono il dono a D-O, Caino lo fece nel modo sbagliato, con l'animo sbagliato, in competizione con il fratello; non era importante il dono in se, come atto di gratitudine nei confronti di D-O sarebbe stato certo gradito, ma era importante con quale spirito/attitudine si faceva il dono a D-O. Questo è l'insegnamento. D-O nel dialogo richiamò Caino sull'atteggiamento, provocando una reazione affinché prendesse consapevolezza di "se" e suggerendo: perché sei abbattuto?  Già se opererai bene sarai esaltato; ed avvertendolo che se non dominava la sua indole sarebbe caduto: Il peccato sta coricato alla porta. Quando non dominiamo la nostra indole possiamo porre in essere azioni di cui poi ci pentiamo, quindi siamo richiamati ad un processo di "introspezione" ovvero di prendere consapevolezza sulle nostre debolezze caratteriali, e "dominarle", ed in questo modo possiamo elevarci.

Caino ignorò la raccomandazione di D-O " ma se tu non operi bene… Il peccato sta coricato alla porta" e cedette alla sua inclinazione raggirando il fratello in modo da colpirlo. La narrazione descrive, seppure sinteticamente, un altro aspetto che apre ad ulteriori riflessioni. Caino parlo ad Abele, e poi lo uccise. E' chiaro che questa breva citazione oltre a sotto intendere un raggiro, può fornirci anche un'altra riflessione: Abele è stato capace di spegnere la rabbia di Caino? O in modo ingenuo ha alimentato questa rabbia facendo al fratello, in buona fede, la morale?

 

Erminio David Petronio


sabato 2 novembre 2024

L'unità: tra ebraismo e cristianesimo



Nel cristianesimo spesso si promuovono le parole del Rabbino Gesù /Yeshua quando nel vangelo di Giovanni 17:20–23  dichiara: E io ho dato loro la gloria che tu hai dato a me, affinché siano uno come noi siamo uno; io in loro, e tu in me; acciocché siano perfetti nell'unità». Da ebreo Gesù dichiarava una verità, che per l'ebraismo è l'unico dogma riconosciuto, l'Unità, come riportato nel vangelo di Marco 12;28 28 ...Allora, uno degli Scribi, avendoli uditi disputare, e riconoscendo ch'egli aveva loro ben risposto, si accostò e lo domandò: Quale è il primo comandamento di tutti? Gesù rispose...29 Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore".  Ciò premesso ci domandiamo, assumendo che Gesù sia D-O, è possibile che D-O possa aver sbagliato? Infatti il "cristianesimo" si caratterizza per le numerose divisioni. Le divisioni principali del cristianesimo sono cinque: la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa, il protestantesimo, l'Anglicanesimo e la Chiesa Copta. Esistono anche altri gruppi cristiani che non rientrano in queste tre categorie principali. I gruppi cristiani si distinguono per differenti dottrine e pratiche: Avventismo, Battismo, Calvinismo, Luteranesimo, Metodismo e Pentecostalismo, e potremmo proseguire con ulteriori divisioni. Inoltre dobbiamo considerare che queste divisioni non si caratterizzano per questioni culturali, tradizioni o costume, ma sono fondate su questioni teologiche spesso sostanziali oltre che etiche e liturgiche. Infatti queste confessioni sono anche in concorrenza tra loro quanto a proselitismo. Questa considerazione ci autorizza a sostenere che in realtà il "cristianesimo" benché si richiami a Gesù, non ne interpreta ne l'insegnamento e né l'esempio, e spesso le interpretazioni sono artefici frutto di deduzioni spesso in contrasto con gli stessi testi biblici.

Non esiste un solo insegnamento di Gesù che non sia coerente con l'ebraismo e quelli che ne sembrano una rottura è solo perché sono interpretati da non ebrei che non conoscono il contesto religioso dell'ebraismo ma guidati da un pensiero filosofico più di origine greco o romano, sempre se non si tratti di brani manomessi. Tutte le parabole insegnate da Gesù fanno parte della tradizione orale giudaica e li ritroviamo anche nel Talmud. Infatti Gesù non insegnava principi "teologici" che furono elaborati tra il III e IV secolo d.C, ma indicava un cammino fatto "istruzioni" su cosa fare, tipico dell'ebraismo basato sulle Mitzvot (precetti) come trasmesse da Mosè. Fallendo sull'unità ci si allontana dalla verità. Il principio dell'Unità non è negoziabile ma è la base pratica della fede in D-O, e costituisce un confine tra l'ebraismo ed il cristianesimo. Questa è la forza dell'ebraismo, che ha rappresentato l'elemento fondante dell'identità ebraica: un D-O, un Popolo ed una terra. Il principio dell'unità ha contribuito alla creazione dell'Identità che attraverso migliaia di anni fino ad oggi caratterizza il popolo ebraico, che rifiuta l'assimilazione culturale forte della sua cultura fondata sulla Torah. Le diaspore degli ebrei che si sono avvicendate, tra la cattività babilonese tra il 607 e 537, e successivamente con il dominio dei Greci dal 332 al 63 a.C. fino al dominio Romano con l'inizio della grande diaspora tra il Nord Africa, Europa ed America fino al  periodo tra il 685 ed il 700 d.C a seguito delle conquiste musulmane. La Torah e l'Unità hanno costituito e costituiscono ancora l'elemento fondante di questa "specificità" salvaguardando il popolo ebraico dalla sua estinzione.

Ci sono ebrei sefarditi, aschenazziti, romani, ultraortodossi ecc, ma grazie alla Torah ed al dogma dell'Unità, anche se con tradizioni culturali diverse, hanno mantenuto una loro "unicità" come popolo; un popolo dedito allo studio fin dalla tenera età che li ha resi ricettivi allo sviluppo della conoscenza in tutte le arti, basti pensare che ad oggi il 2% della popolazione terrestre detiene il 20% dei premi nobel. L'unità non solo è un valore, ma anche la "via" per conoscere D-O ed avere con lui una relazione con il trascendente che ci eleva. Infatti il popolo ebraico non è fondato su un principio etnico ma su il principio di "unità" e "condivisione" di una verità: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico D-O, verità che unisce ebrei giudei, arabi, europei, asiatici, sudamericani, ecc.

L'unità dovrebbe essere il valore fondante per i singoli popoli, per le famiglie, per ogni forma organizzativa. Solo nell'unità è possibile sviluppare forza ed energia per lo sviluppo. Infatti tutte le società divise e conflittuali sono destinate al declino. 

Possiamo avere opinioni diverse ma per le opinioni non dobbiamo dividerci.




Parashat Vaierà, Genesi 17,1 - 22,24

  Quale prezzo siamo disposti a pagare per i nostri obiettivi? Quando desideriamo qualcosa ci poniamo mai la domanda quale prezzo siamo disp...