mercoledì 5 novembre 2025

Protocolli dei Savi di Sion

 



Protocolli dei Savi di Sion o degli Anziani di Sion o dei savi Anziani di Sion

I Protocolli dei Savi di Sion (o Anziani di Sion) sono uno dei più famigerati falsi documenti della storia moderna. Redatti nei primi anni del XX secolo in Russia dall’Ochrana, la polizia segreta zarista, avevano l’obiettivo di alimentare l’odio contro gli ebrei e deviare il malcontento sociale dell’Impero russo. Il testo, presentato come la trascrizione di un piano segreto elaborato da capi ebrei e massoni per conquistare il mondo attraverso il controllo dei media, della finanza e della politica, fu pubblicato per la prima volta nel 1903 da Pavel Kruševan e diffuso poi da Sergej Nilus nel 1905.

La falsità del documento fu dimostrata già nei primi anni successivi alla sua pubblicazione: nel 1921 The Times e nel 1924 la Frankfurter Zeitung dimostrarono che i Protocolli erano un plagio di un’opera satirica francese del 1864, Dialogo agli Inferi tra Machiavelli e Montesquieu di Maurice Joly, scritta contro Napoleone III. Da essa furono riprese intere frasi, adattate in chiave antisemita. Altri elementi derivavano dal romanzo Biarritz di Hermann Goedsche, che descriveva una riunione immaginaria di rabbini nel cimitero ebraico di Praga.

Nonostante le prove schiaccianti del plagio, il testo trovò enorme diffusione. In Russia venne usato per giustificare i pogrom e le repressioni antiebraiche; dopo la Rivoluzione bolscevica del 1917, divenne un’arma ideologica nelle mani delle fazioni controrivoluzionarie, che identificarono il bolscevismo come parte di una cospirazione ebraica mondiale. Negli anni Venti e Trenta, i Protocolli furono poi adottati dalla propaganda nazista tedesca: Hitler li citò nel Mein Kampf, considerandoli “prova” della natura malvagia degli ebrei. In Germania divennero lettura obbligatoria nelle scuole e uno dei pilastri della giustificazione dello sterminio.

Il processo di Berna del 1935, in Svizzera, confermò ufficialmente la loro falsità, definendoli “plagio e letteratura oscena”. Tuttavia, la loro diffusione non cessò: Henry Ford ne finanziò la pubblicazione di mezzo milione di copie negli Stati Uniti; in Italia vennero rilanciati da Giovanni Preziosi e Julius Evola; nel mondo arabo e islamico restano tuttora strumenti di propaganda antisionista.

Il contenuto dei Protocolli si articola in ventiquattro capitoli che descrivono una presunta strategia per dominare il mondo: manipolare l’opinione pubblica tramite la stampa, corrompere i governi, distruggere la morale cristiana, fomentare rivoluzioni e crisi economiche. Gli “anziani di Sion” vi si vantano di guidare i gentili (i goyim) verso la rovina morale e politica, fino all’instaurazione di una teocrazia ebraica globale. In realtà, queste idee non rappresentano altro che la proiezione paranoica dei pregiudizi antisemiti dell’epoca, che attribuivano agli ebrei la colpa dei mutamenti sociali e politici legati alla modernità.

Gli studiosi e i tribunali di tutto il mondo hanno da tempo riconosciuto i Protocolli come un falso costruito con finalità di propaganda e di persecuzione. Tuttavia, il loro impatto culturale è stato duraturo: rappresentano l’archetipo delle moderne teorie del complotto e continuano a essere riproposti da movimenti estremisti, antisemiti e negazionisti. L’opera non documenta alcun “piano ebraico di dominio”, ma solo la storia di una menzogna che, costruita ad arte, ha alimentato l’odio e contribuito a tragedie immani come la Shoah.

 

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