Protocolli
dei Savi di Sion o degli Anziani di Sion o dei
savi Anziani di Sion
I Protocolli
dei Savi di Sion (o Anziani di Sion) sono uno dei più famigerati
falsi documenti della storia moderna. Redatti nei primi anni del XX secolo in
Russia dall’Ochrana, la polizia segreta zarista, avevano l’obiettivo di
alimentare l’odio contro gli ebrei e deviare il malcontento sociale dell’Impero
russo. Il testo, presentato come la trascrizione di un piano segreto elaborato
da capi ebrei e massoni per conquistare il mondo attraverso il controllo dei
media, della finanza e della politica, fu pubblicato per la prima volta nel
1903 da Pavel Kruševan e diffuso poi da Sergej Nilus nel 1905.
La falsità
del documento fu dimostrata già nei primi anni successivi alla sua
pubblicazione: nel 1921 The Times e nel 1924 la Frankfurter Zeitung
dimostrarono che i Protocolli erano un plagio di un’opera satirica francese
del 1864, Dialogo agli Inferi tra Machiavelli e Montesquieu di Maurice
Joly, scritta contro Napoleone III. Da essa furono riprese intere frasi,
adattate in chiave antisemita. Altri elementi derivavano dal romanzo Biarritz
di Hermann Goedsche, che descriveva una riunione immaginaria di rabbini nel
cimitero ebraico di Praga.
Nonostante
le prove schiaccianti del plagio, il testo trovò enorme diffusione. In Russia
venne usato per giustificare i pogrom e le repressioni antiebraiche; dopo la
Rivoluzione bolscevica del 1917, divenne un’arma ideologica nelle mani delle
fazioni controrivoluzionarie, che identificarono il bolscevismo come parte di
una cospirazione ebraica mondiale. Negli anni Venti e Trenta, i Protocolli
furono poi adottati dalla propaganda nazista tedesca: Hitler li citò nel Mein
Kampf, considerandoli “prova” della natura malvagia degli ebrei. In
Germania divennero lettura obbligatoria nelle scuole e uno dei pilastri della
giustificazione dello sterminio.
Il processo
di Berna del 1935, in Svizzera, confermò ufficialmente la loro falsità,
definendoli “plagio e letteratura oscena”. Tuttavia, la loro diffusione non
cessò: Henry Ford ne finanziò la pubblicazione di mezzo milione di copie negli
Stati Uniti; in Italia vennero rilanciati da Giovanni Preziosi e Julius Evola;
nel mondo arabo e islamico restano tuttora strumenti di propaganda
antisionista.
Il contenuto
dei Protocolli si articola in ventiquattro capitoli che descrivono una
presunta strategia per dominare il mondo: manipolare l’opinione pubblica
tramite la stampa, corrompere i governi, distruggere la morale cristiana,
fomentare rivoluzioni e crisi economiche. Gli “anziani di Sion” vi si vantano
di guidare i gentili (i goyim) verso la rovina morale e politica, fino
all’instaurazione di una teocrazia ebraica globale. In realtà, queste idee non
rappresentano altro che la proiezione paranoica dei pregiudizi antisemiti
dell’epoca, che attribuivano agli ebrei la colpa dei mutamenti sociali e
politici legati alla modernità.
Gli studiosi
e i tribunali di tutto il mondo hanno da tempo riconosciuto i Protocolli
come un falso costruito con finalità di propaganda e di persecuzione. Tuttavia,
il loro impatto culturale è stato duraturo: rappresentano l’archetipo delle
moderne teorie del complotto e continuano a essere riproposti da movimenti
estremisti, antisemiti e negazionisti. L’opera non documenta alcun “piano
ebraico di dominio”, ma solo la storia di una menzogna che, costruita ad arte,
ha alimentato l’odio e contribuito a tragedie immani come la Shoah.
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