sabato 8 novembre 2025

Gesù e Paolo furono i primi sionisti

 


Il Sionismo inteso come ritorno nella terra promessa, nel Nuovo Testamento

Antefatto storico – biblico condiviso da tutti i cristiani

Sulla questione del “Sionismo” e del diritto degli ebrei al ritorno nella loro terra, come promessa ad Abramo, è necessario partire da un punto storico-teologico che è discriminante perché nel cristianesimo non c’è una visione comune; quindi prima di entrare nell’analisi occorre un richiamo storico su come era governata la terra santa – Palestina: Divisione del Regno (931 a.C.) in Regno del Nord (Israele) costituito dalle 10 tribù (detto anche “Casa d’Israele”) e Regno del Sud (Giuda) costituito da 2 tribù (Giuda e Beniamino, detta “Casa di Giuda”). La tribù di Levi non aveva territorio proprio, ma viveva in città sacerdotali sparse.

La deportazione delle dieci tribù in Assiria e nelle regioni dell’impero mesopotamico, sono le tribù che vengono poi ricordate come le “Dieci tribù perdute di Israele” nei vangeli. Infatti alcuni gruppi discendenti (o ritenuti tali) sarebbero migrati successivamente verso est (Asia centrale, India) o ovest (Mediterraneo), dando origine secondo la tradizione orale a ipotesi di continuità etnica (ad esempio: ebrei bukhariani, falascia d’Etiopia, beni menashe dell’India, ecc.).  Inoltre abbiamo la deportazione degli ebrei del Regno di Giuda (586 a.C.) a seguito della conquista di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor II (Babilonesi) e dopo l’editto di Ciro di Persia (538 a.C.), una parte del popolo ebraico ritornò a Gerusalemme, ma molte famiglie rimasero nella diaspora.

In questo contesto possiamo comprendere il senso della predicazione di Gesù della casa di Davide e quindi della tribù di Giuda; per comprendere le affermazioni di Gesù (maestro di Torah) occorre ricordare le precedenti persecuzioni degli ebrei: La prima diaspora: l’esilio babilonese (586 a.C.), distruzione del Primo Tempio di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor II, re di Babilonia, nascita delle prime comunità ebraiche fuori da Israele: Babilonia (Iraq odierno), Persia, Egitto. La diaspora ellenistica (IV–I sec. a.C.), a seguito delle conquiste di Alessandro Magno e diffusione della cultura greca. Molti ebrei si stabiliscono nelle città ellenistiche (Alessandria d’Egitto, Antiochia, Efeso, Atene). Aree della diaspora: Egitto, Siria, Asia Minore, Grecia, Cirenaica. In questo contesto Gesù predicava in Samaria e Giudea

In Matteo 15:24 Gesù disse  «Ma egli rispose: Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele». Quando scelse e raggruppo i primi 12 discepoli disse loro: Matteo 10:5–6 «Questi dodici Gesù li inviò dopo aver dato loro queste istruzioni: Non andate tra i pagani e non entrate in nessuna città dei Samaritani; andate piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele.» È la prima missione apostolica. Gesù limita l’annuncio ai confini del popolo ebraico, mostrando la priorità della chiamata messianica a Israele prima dell’estensione universale. In Giovanni 10:14–16 «Io sono il buon pastore; conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. Ho anche altre pecore che non sono di questo ovile; anche quelle io devo condurre, ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge e un solo pastore.». Considerando queste dichiarazioni possiamo affermare che Gesù fu il primo sionista della storia, promuovendo il ritorno della diaspora ebraica a Sion.

Non dimentichiamo un altro sionista, il dolore di Paolo per Israele (Romani 9:1–5): “Io dico la verità in Cristo, non mento, la mia coscienza me lo conferma nello Spirito Santo: ho una grande tristezza e un continuo dolore nel cuore. Vorrei essere io stesso anatema, separato da Cristo, per i miei fratelli, miei parenti secondo la carne, che sono Israeliti…Paolo, ebreo di nascita, soffre profondamente perché Israele, pur avendo ricevuto l’Alleanza, la Legge e i Profeti, non ha riconosciuto il Messia. Tuttavia, egli ribadisce che le promesse di Dio verso Israele non sono venute meno. L’albero d’ulivo: Israele e i gentili (Romani 11:17–24) “Se alcune delle branche sono state tagliate e tu, che sei un olivo selvatico, sei stato innestato… non insuperbirti, ma temi.” Il mistero del futuro d’Israele (Romani 11:25–27) “Un indurimento parziale si è prodotto in Israele, finché sia entrata la totalità dei pagani. Allora tutto Israele sarà salvato, come sta scritto: ‘Da Sion verrà il Liberatore…’” Paolo rivela un mistero: l’indurimento di Israele è parziale e temporaneo. Alla fine dei tempi, Dio manterrà la sua promessa: Israele sarà salvato. Dio non ha rigettato Israele, ma ha esteso la salvezza a tutti i popoli; e alla fine, il popolo d’Israele tornerà alla fede per la grazia di Dio.

Quindi dobbiamo concludere che l'antisionismo è un sentimento che tradisce lo stesso pensiero di Gesù 

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