sabato 11 gennaio 2025

L'evasione fiscale


Tutta la classe politica dibatte alternativamente la questione dell'infedeltà dei contribuenti lamentando una elevata evasione fiscale che caratterizza l'Italia, in particolare degli imprenditori, artigiani e liberi professionisti, causa di una limita capacità di erogare servizi da parte dello stato, determinando un incremento della spesa pubblica  che grava solo sui poveri dipendenti del settore privato e pubblico. Questa è la narrazione.

Tuttavia nessun politico assume le proprie responsabilità dell'aumento della spesa pubblica per favorire le loro clientele, spesa che contribuisce all'aumento degli interessi passivi sul debito italiano. Perché, anziché ingegnarsi con le alchimie per far quadrare i conti con diminuzioni dello 0,01% e contemporaneamente l'aumento di ulteriori oneri a carico dei cittadini, non studiano tagli lineari alla spesa pubblica? Ogni livello pubblico, governativo, regionale, provinciale, comunale, oltre che enti vari, nasconde costi inutili. Spese dei parlamentari ( in modo bipartisan hanno tentano ,raddoppiando, di aumentare i finanziamenti ai partiti), spese ministeriali (abuso di auto di rappresentanza ed altro), spese sostenute dalle Regioni e dagli Enti locali. Non mi riferisco alla riduzione degli stanziamenti ai servizi (scuola, sociale, sanità, casa, sicurezza ecc), ma alle modalità di spesa. Spese prive di controllo. Sappiamo che il ricorso alle gare di appalto, l'affidamento alle cooperative di taluni servizi ( quale per esempio il servizio di prenotazione regionale per le prestazioni sanitarie, il sistema dell'accoglienza, ecc) ovvero il ricorso all'affidamento esterno dei servizi da parte delle amministrazioni ("costi" che favoriscono clientele locali), commissioni ecc, sono la causa vera  del debito fuori controllo. Anche se aumentiamo il prelievo o dovesse diminuire l'infedeltà fiscale, non si potrebbe rientrare dal debito.

Tutte queste spese che arricchiscono pochi a discapito di molti non sono assolutamente toccate dai propositi dei nostri politici. Questi costi eccessivi vanificano il prelievo fiscale eccessivo, a fronte di  disservizi e di una burocrazia inefficiente, a fronte di molti privilegi. Se io contribuente devo retrocedere più del 50% in fiscalità allo stato (tra imposte dirette, indirette, e tasse amministrative ecc) è chiaro che se posso cerco di ingegnarmi a pagarne di meno. Se aggiungo che devo pagare le prestazioni sanitarie, perché il servizio sanitario non è efficiente, devo comprare i testi per studiare, interfacciarmi con le lungaggini della burocrazia, essere dissanguato dal costo degli affitti o del mutuo, oltre che sostenere le spese correnti, diventa "ETICO" e  " GIUSTO" cercare di ridurre il peso fiscale. E' un esito logico. 

I parla parla della politica (leader politici e sindacalisti) si lamentano dei salari bassi, ma si sono chiesti perché? Un'impresa oggi paga in salario in base a standard di mercato, perché il suo prodotto/servizio sia competitivo, e il business sia economicamente sostenibile. Quindi non è l'impresa  che da salari bassi. E' lo stato con il suo peso fiscale lascia meno margine al dipendente tra costi fiscali e contributivi. E' lo stato che per pagare i "costi occulti prodotti dalla politica" deve incrementare il prelievo  sui lavoratori. Similmente, se l'imprenditore non investe ulteriormente nella sua impresa, è perché tra anticipi e saldi, il prelievo fiscale non lascia nelle mani dell'imprenditore la liquidità necessaria. 

Ad aggravare il quadro complessivo c'è stata anche la scelta idiota di aderire all'Euro (epoca Prodi) che ha impoverito la classe media - bassa a vantaggio dei gruppi finanziari. Oggi il nostro paese, grazie a quella classe politica, è ostaggio finanziario della UE e fino ad oggi benefici non ne  abbiamo avuto se non l'indebitamento. Era certamente preferibile rimanere con la LIra (moneta nazionale) anche al costo di avere un'inflazione più alta battendo moneta, come il Giappone ed altri paesi con moneta sovrana insegnano. 

Quindi chi si dimostra "infedele" con l'amministrazione fiscale non sbaglia, salvo che la classe politica dia il primo segnale di riduzione della spesa pubblica, che la pubblica amministrazione funzioni, e che i servizi  funzionino, la sanità in primis. Il patto tra cittadini e stato è stato tradito prima ancora dalla stato nella declinazione della sua classe dirigente. E fino a quando la classe dirigente non si attiverà a ridurre i costi e a fornire servizi efficienti, chi riesce a  pagare meno tasse è un EROE.

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